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 2004  agosto 24 Martedì calendario

SCHWARZ Arturo

SCHWARZ Arturo Alessandria d’Egitto (Egitto) 3 febbraio 1924. Storico dell’arte, saggista, poeta, esperto di Cabbalà e alchimia. Dopo le donazioni alla Pinacoteca di Brera di Milano e alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, la sua attuale collezione di quarantamila libri e mille opere d’arte è destinata al museo di Gerusalemme. Nel 1997 l’Università di Tel Aviv gli ha conferito la laurea honoris causa in Filosofia e nel 1998 il presidente della Repubblica italiana lo ha insignito del «Diploma di prima classe con medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte» • «Il gallerista che ha introdotto in Italia gli artisti del Dada e soprattutto del Surrealismo, movimento al quale ha partecipato attivamente, suffragato dall’amicizia con Andrè Breton. [...] “Lo studio di André Breton, il padre dei Surrealisti. Lo ricordo come fosse ora, emanava un’atmosfera tra il magico e il meraviglioso; sulla parete di fondo c’era una serie di bambole Hopi, di fronte a me, poggiato alla finestra, il vetro di Man Ray, con il gioco di parole ‘Danger’ dove la g si poteva leggere come c, per significare che la ballerina (danseuse) era pericolosa. In fondo c’era un’opera del de Chirico metafisico con un uomo dagli occhi chiusi che leggava un libro. In terra la la ‘Boule sospendue’ un oggetto erotico, sfera in legno con fessura alla base che oscillava quasi a contatto con un arco: un coitus ininterrotto. In mezzo alla stanza c’era la sua scrivania antica in legno con due idoli tribali dell’Oceania. Contro il muro, tre file di vetrine colme di oggetti curiosi. Fra i quadri che illuminavano quello studiolo delle meraviglie, ricordo [...] nel ’42, a 18 anni, ho cominciato a scrivere poesie, due anni dopo ho acquistato un libro strano: Rivoltella dai capelli bianchi, appunto di un certo Andrè Breton, autore a me sconosciuto. Mi accorsi che nelle mie poesie avevo adottato la tecnica surrealista della ‘scrittura automatica’. Fu un’emozione, ebbi l’indirizzo di Breton dall’ambasciatore francese al Cairo, allora lui si trovava a New York dove collaborava con la radio ‘France libre’, gli inviai con l’arroganza a audacia di un ventenne le mie poesie. Era il ’44 e si può immaginare la mia gioia stupefatta quando ricevetti una lettera di Breton che mi consigliava di continaure a scrivere. Abbiamo seguitato questo scambio epistolare finchè non fui arrestato, la prima volta nel ’46, come fondatore della sezione egiziana della Quarta Internazionale. Ho dunque conosciuto il carcere a Hadra, finché nel ’49 sono stato espulso dall’Egitto. Il primo viaggio fu a Parigi. Breton abitava al 42 rue Fontaine, in zona Pigalle. Arrivato in taxi mi precipitai per la ripida scala di legno, arrivai davanti alla porta bruciacchiata a causa di un attentato di Action Francaise, mi strinse fra le braccia e disse: ‘So tutto di Hadra’ [...] Ci riunivamo con regolarità almeno una volta la settimana in un caffè, l’ultimo fu ‘La Promenade de Venùs’. Nel dopoguerra eravamo 15-20, fra cui i pittori Brauner, Matta, Masson, Man Ray i poeti Schuster, Pierre de Mandriagues, Benjamin Peret,George Goldfire e altri. Vorrei sfatare un mito persistenti che definisco ‘pettegolezzo da portineria’, divulgato da scribacchini che non hanno mai conosciuto Breton, ma che si ostinano a chiamarlo il Papa dei Surrealisti. In tutte le riunioni cui ho assitisto, non ho mai visto Breton imporre un suo punto di vista [...]”» (Fiorella Minervino, “La Stampa” 24/8/2004).