Varie, 24 agosto 2004
CRAVERI Benedetta
CRAVERI Benedetta Roma 23 settembre 1942. Francesista. «[...] docente di letteratura francese all’Università della Tuscia, uno storico best-seller alle spalle - Madame du Deffand e il suo mondo [...]» (Rossella Sleiter, “Il Venerdì” 3/8/2001). «[...] nipote com’è noto di Benedetto Croce [...] allieva di Giovanni Macchia [...]» (Mario Baudino, “La Stampa” 4/5/2006). «Dobbiamo riconoscere ai lavori di Benedetta Craveri non solo la capacità di unire il sapere storico alla narrazione brillante ma anche il merito particolare di rinverdire un genere tanto glorioso e ancora vivo in Francia quanto raro, se non sconosciuto, in Italia: il ritratto letterario. Occorre ricordare che in Francia è stata fatta una mirabile Anthologie du portrait, da Saint Simon a Tocqueville, niente meno che ad opera di Cioran? Non per caso Benedetta Craveri è una francesista e non per caso il suo primo saggio di grande respiro, Madame du Deffand e il suo mondo, è stato il ritratto, esteso a un intero ambiente intellettuale e sociale, della straordinaria salonnière parigina, che trattava da pari a pari con Voltaire e con D’Alembert e che, tanto nella conversazione quanto nell’epistolario, univa all’arguzia mondana una sapienza qohéletica. Il ritratto, come la lettera, l’aforisma e il libro di memorie, è un genere che fiorisce solo nei Paesi dotati di un’alta e intensa vita di società, incentrata sul salotto e sui due elementi che ne sono l’anima: la conversazione e la donna. Tra questi poli si è mossa anche la ricerca successiva della Craveri, che [...] ha dedicato un ampio studio alla Civiltà della conversazione considerata come una delle grandi istituzioni della cultura francese e [...] ha composto una galleria di ritratti femminili dell’Ancien Régime, dalla potente Caterina de’ Medici e dalla sua rivale in amore Diana di Poitiers fino alla sventurata Maria Antonietta, ricavati da una serie di articoli apparsi originariamente nel quotidiano la Repubblica (Amanti e regine. Il potere delle donne, Adelphi [...]). Si tratta di figure non solo circonfuse dall’aura della massima celebrità, ma anche ipotecate da bibliografie prestigiose e divergenti, rispetto alle quali non era facile trovare la giusta distanza e il giusto tono, tra cronaca e leggenda, tra panegirico e denigrazione. Alla Craveri è riuscito, in virtù del suo equilibrio di studiosa, scevra da moralismi e prevenzioni; ma anche della sua sensibilità di donna e di donna di mondo, chiamata talvolta in soccorso per illuminare certi rapporti e certi contrasti che i documenti lasciano in ombra. [...]» (Mario Andrea Rigoni, “Corriere della Sera” 11/9/2005).