Intervista di Sandro Ottolenghi L’Europeo, no 38 del 1970, 5 agosto 2004
il profilo del marchese Professor Emilio Sarvadio (psicanalista e sessuologo, presidente del centro psicoanalitico di Roma), è possibile, sulla scorta di quanto abbiamo appreso, inquadrare la personalità di Camillo Casati, compilare una specie di cartella clinica a posteriori? «Direi di sì, è abbastanza facile
il profilo del marchese Professor Emilio Sarvadio (psicanalista e sessuologo, presidente del centro psicoanalitico di Roma), è possibile, sulla scorta di quanto abbiamo appreso, inquadrare la personalità di Camillo Casati, compilare una specie di cartella clinica a posteriori? «Direi di sì, è abbastanza facile. Quello che colpisce nel profilo psicologico del marchese Casati sono le sue deviazioni. (...) Per prima cosa c’è quello che si chiama voyerismo, cioè il desiderio di assistere, vedere, osservare. Ma anche di più. Quest’uomo non solo si compiaceva dei rapporti della moglie con altri uomini, ma li fotografava, li filmava, li esigeva e li promuoveva in ogni occasione. (...) C’è sempre una componente omossessuale. (...) Senza rendersene conto, in poche parole, l’individuo proietta la sua componente femminile sulla donna, (...) e l’incontro diventa veramente omosessuale. (...) Questi individui hanno anche una forte componente sado-masochista. In fondo, loro si pongono come vittime di una situazione, sono mariti traditi. (...) Casati non era uno di quegli uomini a cui piace farsi frustare o picchiare, ma quello che chiamerei masochismo morale lo trovo evidente nel suo comportamento. (...) La chiave dell’enigma sta in questo: il masochista non è un individuo che si lascia maltrattare ad libitum, cioè secondo i desideri e i capricci dell’altra persona. Il masochista è sempre un regista, un programmatore di situazioni. Andiamo alle origini. Leopold Von Masoch, che ha dato il nome a questa perversione, scriveva della sua donna: ”Verrò da te all’ora tale, tu sarai vestita con un paio di stivali alti e neri, avrai un frustino in mano e mi dirai ’schiavo, inginocchiati, perché io sono la tua regina”. Lo scriveva lui, dettava lui il programma (...) e se la partner a un certo punto non gli avesse dato quelle tante frustate Masoch si sarebbe ribellato in maniera terribile» Intervista di Sandro Ottolenghi L’Europeo, no 38 del 1970