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 2004  agosto 08 Domenica calendario

La genesi Le origini del porno di massa si radicano negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, ribelli e permissivi

La genesi Le origini del porno di massa si radicano negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, ribelli e permissivi. Al di qua e al di là dell’oceano la legge aiuta la produzione dell’hard. Per prima, 1969, arriva la legge danese: liberalizzazione totale. Poi la sentenza di un tribunale francese sdogana i sexy shop. Quindi la corte suprema Usa conferisce protezione costituzionale al consumo di pornografica riconosciuto come diritto alla privacy. Con la successiva sentenza di solo quattro anni dopo (1973) si torna indietro sul piano del diritto. Gli scritti e le immagini sessualmente esplicite, se non sono artistiche, vengono definite oscene, e pertanto addio protezione del consumo. Ma i giudici lasciano aperto uno spiraglio che diventerà un portone: affermano che non tocca al governo federale, bensì agli stati stabilire lo standard dell’oscenità. Tradotto: New York e Los Angeles diventano la patria del porno. In California violente battaglie per il diritto alla libertà d’espressione aprono la strada a quella che diventerà l’odierna industria di intrattenimento per adulti, strutturata in diverse corporations multimediali. I primi hard su pellicola risalgono agli anni Sessanta, si chiamano loop, cappio alla lettera, per via del meccanismo applicato al proiettore che consente alla pellicola di scorrere a ciclo continuo. Hanno un mercato ristretto, semi clandestino, che però fa ricchi un bel po’ di pornisti fai da te, sperimentatori, intraprendenti, appassionati. Il giro del porno è un giro di fratelli e sorelle scapestrati assai, genere sesso, droga e rock’n roll. Il primo lungometraggio pornografico viene proiettato in un normale cinema di Manhattan, nel 1972, con la gente che fa la fila davanti al botteghino per giorni e giorni per vedere Gola profonda, la storia di una ragazza che ha la clitoride in gola. Incassa 50 milioni di dollari, 30 miliardi di lire di allora e diventa evento mondiale. Produce un tale impatto da arrivare a scuotere persino l’Italia ferma ai cinema in cui fa faville la commedia erotica. Pur annoverato tra i paesi colpiti dai sovvertimenti del tempo, il nostro è l’unico in cui non è persino pensabile eliminare dal codice penale gli articoli contro l’offesa al comune senso del pudore, che sono ancora lì a far da guardiani inutili all’illegalità pornografica. Comunque: il cinema di cartoni animati per bambini, il Majestic di Milano, viene riconvertito nel primo cinema porno. il 1977. La produzione made in Italy, finanziata dai distributori perché i produttori non rischiano, alza la testa, recupera il tempo perduto e viene acclamata all’estero come prodotto tipico del genio italico. I registi, le attrici, diventano famosi a livello internazionale e accendono la voluttà che si respira nelle centinaia di sale aperte in tutto il Paese. I trasportatori delle ”pizze” (le pellicole) giocano al gatto e al topo con poliziotti e magistrati in preda alla mania dei sequestri. E ogni sequestro aumenta la popolarità dei film hard, incentiva i pornisti a correre dietro alla domanda di nuove storie e nuove copule. Fermiamoci un attimo e tiriamo il filo dell’evoluzione etica ed estetica del porno di massa affidandoci a Pietro Adamo, maestro di filologia pornografica. Nella fase degli esordi filmici, quella dei loop, vengono rappresentate tutte le sfrenatezze possibili, tutte le combinazioni sessuali proibite, dall’incesto al lolitismo, e stupri a sfare. Ma ciò che dà un senso diverso alla filosofia sadiana della violenza insita alla rappresentazione pornografica è il contesto. L’uomo che sta dietro la macchina da presa, quello che sul set mima l’effrazione, quello che guarderà il film per eccitarsi di fantasie onanistiche, non vuole ripristinare la gerarchia cupa tra i sessi, l’eterno ritorno del potere del più forte sul più debole che ossessionavano il Divino Marchese. L’etica e l’estetica del porno fa perno sulla figura del ”libertino liberatore”, del maschio propugnatore della parità tra i sessi che si assume il compito di risvegliare nella femmina ignara e passiva il lato gaudente e puttanesco. La violenza è indirizzata a fin di bene, per svegliare la bella addormentata nel bosco e contemporaneamente per svelare la misoginia perbenista e borghese che la incatena allo stereotipo di donna senza desiderio. Questo è lo spirito del tempo, lo spirito che anima i rivoluzionari del porno. Ma i coevi soloni della rivoluzione sessuo-politica non li guardano di buon occhio. Herbert Marcuse, tanto per fare un nome, stigmatizza la pornografia come mercificazione dei corpi, funzionale alla costruzione dell’Uomo a una dimensione, stritolato dalla macchina economica del Capitale.