Varie, 23 agosto 2004
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Baldoni Enzo
• Città di Castello (Perugia) 8 ottobre 1948, Iraq 26 agosto 2004. Pubblicitario. Giornalista • «Un uomo di pace. Questo era Baldoni, [...] Ma era anche un uomo che la voglia di raccontare aveva spinto nei punti più caldi del pianeta, senza biglietti di prima classe né alberghi prenotati, senza scorte armate né giubbotti antiproiettile. Per capire chi fosse Baldoni basta leggere il suo autoritratto: “Non c’è niente da fare: quando uno è ficcanaso, è ficcanaso. È insopprimibilmente curioso, gli interessano i lebbrosi, quelli che vivono nelle fogne, i guerriglieri. E poi non gli basta fare il pubblicitario, deve occuparsi anche di critica di fumetti, di traduzioni, di temi civili e perfino di cose un sacco zen”. Nella sua vita precedente, prima che la passione del reportage lo inghiottisse, era uno dei più creativi pubblicitari d’Italia, fondatore dell’agenzia “LeBalene colpiscono ancora”. Era alto (1,86 metri) e robusto (un quintale di peso), Baldoni. E aveva il dono della simpatia. Chi l’ha conosciuto lo descrive come un idealista, un sognatore. Una persona generosa, cordiale e altruista: carica d’umanità. [...] All’attività di pubblicitario è arrivato però dopo aver fatto, si legge nel suo sito, “il muratore in Belgio, lo scaricatore alle Halles, il fotografo di nera a Sesto San Giovanni, il professore di ginnastica, l’interprete e il tecnico di laboratorio chimico”. Fu Emanuele Pirella a fargli capire che “fare il copy è meglio che lavorare“. Tra le sue campagne televisive più note, quella del rasoio per uomini sensibili, in grado anche di “fare la barba” a un palloncino senza farlo scoppiare. Tra le sue trovate più famose c’è la rondine dell’acqua minerale San Benedetto. Traduttore di fumetti, appassionato di Zen, amante delle vacanze ad alto rischio, Baldoni è diventato anche freelance per vocazione, pronto a raccontare su Linus, Specchio della Stampa, Venerdì di Repubblica le sue esperienze in giro per il mondo. Una vocazione nata per caso, nel 1996 in Chiapas, Messico. Baldoni conobbe il subcomandante Marcos, e da quel sodalizio nacque l’amore per il reportage. Un amore che lo portò nelle fogne di Bucarest e in Birmania a testimoniare lo sterminio dei Karen. Andò poi vedere i massacri di Timor Est, e le sofferenza nel lebbrosario di Kalaupapa. Baldoni mangiò riso e ranocchi con la portavoce dei ribelli Aye Aye Khing, si perse nella giungla tailandese alla ricerca dei Fratelli Htoo, i gemellini di 12 anni che guidano l’Esercito di Dio vantando poteri miracolosi. In Colombia finì in un campo di guerriglieri delle Farc, conobbe una comandante sul cui capo pendeva una taglia di un milione di dollari, intervistò la cupola del movimento guerrigliero. Due anni più tardi, sempre in Colombia, venne sequestrato da un paio di ragazzini col mitra e riuscì a farsi liberare diventando amico del comandante che aveva ordinato la sua cattura. Per giustificare questa sua passione tardiva, una volta disse: “Qualcuno pensa che io sia un mezzo Rambo che ama provare emozioni forti, vedere la gente morire e respirare l’odore della guerra come Benjamin Willard l’odore del napalm la mattina in Apocalypse now, invece sono lontano mille miglia da questa mentalità, molto semplicemente sono curioso. Voglio capire cosa spinge persone normalissime a imbracciare un mitra per difendersi”. Già , Baldoni era anzitutto un uomo curioso. Eppure si descrive come un gran pigro, che viaggia per caso, quando proprio non può farne a meno, sull’onda delle coincidenze. In Iraq Baldoni era arrivato [...] con un accredito di Diario. “Non ho una particolare paura della morte, l’ho conosciuta abbastanza bene. Alla mia sono andato vicino un paio di volte”. Fino a quando la sua passione non l’ha spinto tra le braccia dei suoi assassini» (Pietro Del Re, “la Repubblica” 27/8/2004). «“Enzo Baldoni è uno dei creativi più grossi d’Italia”. Scarsa modestia? No, misure: alto un metro e 86, supera il quintale, ha “cinture che vanno dal 110 in su”. Ma non è tutto. Perché dietro l’ironia con cui Baldoni stesso si descrive sul sito della sua agenzia (“Le balene colpiscono ancora”) ci sono i premi, i giudizi e la stima dei più importanti pubblicitari italiani, da Emanuele Pirella a Pino Pilla, a Pasquale Barbella. E ci sono le sue creazioni: spot che da [...] anni strappano sorrisi e meraviglia al pubblico. Pur spingendolo ad acquistare acqua, entrare in un fast food, scegliere un rasoio. Autunno 2000: crisi mucca pazza. L’incertezza invade gli uffici McDonald’s. Bisogna gestire l’emergenza. I manager della multinazionale si affidano a Baldoni. La risposta arriva dopo 48 ore: “Un messaggio pacato — ha spiegato il pubblicitario — informativo e rassicurante sulla qualità dei controlli”. La campagna diventa un business case. Finisce in un’inchiesta sulla comunicazione del “Wall Street Journal”. Prima che il copy, Baldoni fa il muratore in Belgio, lo scaricatore a Parigi, il fotografo di cronaca nera a Sesto San Giovanni. La sua carriera nella comunicazione inizia alla fine degli anni ’70. Da allora “Le balene” lavorano per Agip, Aspirina, Conad, Martini, Ibm, Lavazza e Renault. Da illuminazioni della mente di Baldoni nascono la rondine dell’acqua San Benedetto e il palloncino che si rade con la lametta Bic senza scoppiare. Per i suoi spot recitano Piero Chiambretti, Christopher Lambert, Lella Costa. Giornalista per hobby e freelance nel suo lavoro: “Dopo le prime esperienze — racconta Emanuele Pirella — Enzo ha sempre rifiutato le grandi agenzie internazionali”. Socievole, grande affabulatore, ironico, Baldoni gestisce la mailing list dell’“Art Director’s Club”, associazione dei migliori professionisti della comunicazione pubblicitaria. “Baldoni è un vero e proprio catalizzatore chimico di relazioni umane” dice Pasquale Barbella. E un pubblicitario sui generis. Che negli spot fa scivolare pillole di impegno civile (“Lavoro nero? No, grazie” esclamava una cameriera di colore ritratta per McDonald’s) e sfrutta l’ironia fino alla provocazione. Anni fa, per i manifesti dei rasoi Bic, “Le balene” hanno rubacchiato slogan celebri: “Bic. Più ti radi tu e più ti tira su”, “United colors of Bic”. Come finì? “Alcune grosse aziende querelarono. Altre si lamentarono perché non erano state citate”» (Gianni Santucci, “Corriere della Sera” 23/8/2004).