Javier Marìas "Vite scritte" Einaudi 2004, 20 agosto 2004
Harakiri. Per Yukio Mishima l’harakiri era «la masturbazione definitiva». Il giorno in cui si sentì anche lui pronto per farlo, aveva quarantacinque anni, consegnò il suo ultimo romanzo all’editore e se stesso alla spada di Masakatsu Morita, uomo di fiducia e amante, ma di mano poco ferma: incaricato di decapitare lo scrittore dopo che questi si fosse aperto le viscere, sbagliò il colpo almeno tre volte, ferendogli spalle, schiena, collo
Harakiri. Per Yukio Mishima l’harakiri era «la masturbazione definitiva». Il giorno in cui si sentì anche lui pronto per farlo, aveva quarantacinque anni, consegnò il suo ultimo romanzo all’editore e se stesso alla spada di Masakatsu Morita, uomo di fiducia e amante, ma di mano poco ferma: incaricato di decapitare lo scrittore dopo che questi si fosse aperto le viscere, sbagliò il colpo almeno tre volte, ferendogli spalle, schiena, collo. Finalmente intervenne Furu Koga, che pose fine allo scempio tagliando la testa a entrambi