Varie, 20 agosto 2004
BERNSTEIN Elmer New York (Stati Uniti) 4 aprile 1922, Los Angeles (Stati Uniti) 19 agosto 2004. Compositore • «Autore delle colonne sonore di film classici come I dieci comandamenti, I magnifici sette e Il buio oltre la siepe [
BERNSTEIN Elmer New York (Stati Uniti) 4 aprile 1922, Los Angeles (Stati Uniti) 19 agosto 2004. Compositore • «Autore delle colonne sonore di film classici come I dieci comandamenti, I magnifici sette e Il buio oltre la siepe [...] era stato nominato ben 14 volte all’Oscar. L’ultima candidatura risaliva al 2002 per la colonna sonora del film Lontano dal Paradiso. Nonostante la sua fama e le numerose candidature Bernstein era riuscito a vincere solo un Oscar, nel 1967, per Millie, una delle sue opere più deboli. [...] iniziò la carriera come pianista concertista. Aveva cominciato a comporre colonne sonore negli anni ’50 e il suo stile era considerato rivoluzionario: alle grandi composizioni classiche, a piena orchestra, dell’epoca aveva contrapposto una tecnica basata su una stretta aderenza all’azione in corso sullo schermo. Per il film I magnifici sette aveva composto una marcetta galoppante che era diventata un classico. Tra i suoi film più famosi vi sono anche I dieci comandamenti, La grande fuga, L’uomo di Alcatraz, e, più recentemente, L’età dell’innocenza. Considerato sin da ragazzo un musicista prodigio, aveva studiato composizione con grandi maestri a New York, come Aaron Copland, prima di trasferirsi nel 1950 a Hollywood per lavorare per il cinema. Era stato buon amico del leggendario compositore e direttore Leonard Bernstein e aveva passato la sua vita a spiegare di non essere suo parente, nonostante il cognome identico» (’la Repubblica” 20/8/2004) • «Quell’incalzante susseguirsi do-mi-mi-re è scolpito indelebile nel ricordo di chiunque abbia visto I magnifici sette. Eppure per quello spartito, forse il più famoso della sua lunghissima carriera, Elmer Bernstein non ricevette l’Oscar. Un rimpianto che lo ha poi accompagnato per tutti gli anni a venire, nonostante l’infinità di film e spartiti, le 14 nomination conquistate e la vittoria finalmente strappata con il musical Millie. [...] aveva avuto l’incredibile fortuna di essere stato messo a studiare pianoforte con una maestra che lo trovò tanto bravo da portarlo da Aaron Copland, il decano dei compositori americani. Copland stava allora tentando di unire la tradizione classica a quella popolare e dar vita a un linguaggio musicale ”americano”. Fu per Bernstein l’occasione di una vita, anche se poi il ragazzo interruppe gli studi, si arruolò e accantonò temporaneamente la musica per andare a combattere contro i nazisti. Ma negli anni Cinquanta, ritroviamo Bernstein a Los Angeles, in cerca di lavoro come musicista. Comincia con filmetti di serie b, e sembra destinato non solo a una esistenza stentata, ma anche a avere qualche grave problema: le sue convinzioni liberal lo espongono infatti al sospetto delle varie commissioni che stanno indagando sulle ”attività antiamericane” dei simpatizzanti comunisti. ”Non ero nella lista nera, perché non ero abastanza famoso. Diciamo che ero nella lista grigia’ raccontò anni dopo. Ma ancora una volta, un personaggio famoso e influente lo prende sotto la sua ala protettrice. Il regista Cecil De Mille, che sta per cominciare a girare I Dieci Comandamenti, chiede di incontrarlo: ”Mi tenne a chiacchierare per ore - ricordava ancora Bernstein - Si convinse che non ero un pericoloso comunista che odiava l’America. E mi dette il lavoro”. Da quel momento in poi, la carriera di Bernstein prende il volo. Sono oltre duecento i film che vantano le sue musiche, e se non tutte sono degne di passare alla storia, è vero che alcune hanno comunque contribuito a confermare quel ”linguaggio americano” che Copland aveva cercato di insegnargli. Dal jazz de L’uomo dal Braccio d’Oro, alla maestosità de I dieci Comandamenti [...] alla poesia de Il mio piede sinistro , all’inno western de I Magnifici Sette, al dramma de L’uomo di Alcatraz, al suspence de Il Promontorio della Paura, Bernstein ha dimostrato una straordinaria agilità nell’usare le note ”per - come diceva lui stesso - portare a galla l’anima di un film”. Nella sua lunga carriera non ha disegnato filmetti leggeri, come Animal House o L’aereo più pazzo del mondo . Ma non gli pesava lavorarci, o almeno non gli pesava fintanto che poteva godere di libertà [...] Per questo non ha mai dimenticato la gioia de I Magnifici Sette, e degli altri western che musicò negli anni Sessanta e Settanta (Hud il selvaggio, con Paul Newman, I Comancheros, con John Wayne, La Carovana dell’Alleluja, con Burt Lancastar, ecc.): ”Il western - amava dire - ti dà la possibilità di sfruttare a fondo l’energia della musica. Ti fa sentire libero, gioioso, come i grandi spazi dell’ovest”» (Anna Guaita, ”Il Messaggero” 20/8/2004).