Marco Imarisio, ཿCorriere della Sera 19/8/2004;, 19 agosto 2004
Equivoci causati dai traduttori ad Atene: il gol del sorridente sudcoreano Kim Dong Jin contro la Grecia dedicato alla mamma appena morta (in realtà era guarita da una grave malattia); il ritiro del cestista cinese Yao Ming dopo la sconfitta con la Spagna (aveva detto «dopo questa partite avrei voglia di mollare tutto») e quello del judoka giapponese Masato Uchisiba dopo la medaglia d’oro nei 66 kg («non avrei mai perso, fosse stata la mia ultima gara»), la sconfitta in finale del judoka ucraino Roman Gontyuk attribuita a un’indigestione di frutta (aveva detto che gli era rimasta sullo stomaco la macedonia, che nella sua lingua vuol dire medaglia)
Equivoci causati dai traduttori ad Atene: il gol del sorridente sudcoreano Kim Dong Jin contro la Grecia dedicato alla mamma appena morta (in realtà era guarita da una grave malattia); il ritiro del cestista cinese Yao Ming dopo la sconfitta con la Spagna (aveva detto «dopo questa partite avrei voglia di mollare tutto») e quello del judoka giapponese Masato Uchisiba dopo la medaglia d’oro nei 66 kg («non avrei mai perso, fosse stata la mia ultima gara»), la sconfitta in finale del judoka ucraino Roman Gontyuk attribuita a un’indigestione di frutta (aveva detto che gli era rimasta sullo stomaco la macedonia, che nella sua lingua vuol dire medaglia).