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 2004  agosto 18 Mercoledì calendario

Latsis Yannis

• Nato a Kotakolon (Grecia) il 14 settembre 1910, morto ad Atene (Grecia) il 17 aprile 2003. «Settimo figlio della modesta famiglia Latsis. Il padre lavora, la madre sforna: alla fine i figli saranno ventuno. [...] decide di andare per mare, ma senza la rete. Si arruola nella guardia costiera. Per tutta la vita amerà farsi chiamare ”Capitano John” e indossare, anche sulla terraferma, un cappello nautico, perfettamente intonato ai suoi abiti di sartoria, di colore rigorosamente blu elettrico. Durante la seconda guerra mondiale mette a segno il primo colpo. L’isola di Rodi è infestata dai ratti e le truppe occupanti italiane non sanno come liberarsene. Latsis si presenta e propone: ”Ci penso io, ma voglio una ricompensa”. Il comandante, esasperato, accetta. Il ”Capitano John” noleggia una nave, la spedisce a Cipro e fa riempire la stiva di gatti randagi. Semplice, così. Sulla rotta del ritorno però l’aviazione tedesca, avvistando un’imbarcazione non identificata, sgancia qualche bomba. Colpita ma non affondata, la nave attracca a Rodi e scarica i gatti sopravvissuti, che fanno il sospirato massacro. Latsis ritira la ricompensa, poi fa causa per danni alla Germania e la vince. L’episodio ne segnala il futuro destino di armatore, ma gli vale anche l’etichetta di collaborazionista, che si farà staccare con un’assoluzione in tribunale. Alla fine degli Anni Quaranta compra la prima nave e fa rotta verso i Paesi Arabi. Come rappresentante di una società egiziana conclude ricchi contratti con il governo greco. Diventa amico personale di Nasser e si guadagna l’eterno affetto del mondo arabo offrendogli la sua flotta per combattere Israele nel ’57. Guarda a Oriente e scopre un giacimento di possibilità: l’Arabia saudita. Corteggia la famiglia Saud, sempre sensibile al dono dell’adulazione. Finirà per costruire la reggia e la base missilistica di Re Fahd; per diventare una delle pochissime persone al mondo a cui sia concesso baciargli la mano in pubblico; per ancorare due yacht-ufficio nel porto di Jeddah; per sciare sui pendii di Gstaad con l’indimenticato ministro del petrolio Yamani. E, soprattutto, per esserne ricambiato con commesse milionarie. Diventa, con Onassis e Niarchos, uno dei tre uomini d’oro della Grecia. Con loro gioca a sfide e ripicche. Vincerà per longevità e si toglierà la soddisfazione di comprare una banca di Onassis e uno yacht di Niarchos (il secondo lo regalerà, la prima no). Entra nella classifica di Fortune, direttamente al numero 79, nel 1990. Nello stesso anno ospita la riunione del G7 nella sua residenza inglese di Bridgewater. Nella circostanza bacia sulle guance tutti e sette i leader mondiali, con uguale trasporto. Nelle fotografie il più compiaciuto del gesto appare Mitterrand. La gentilezza di Latsis sconfina nel servilismo, ma chi è abbastanza nobile da dire: ”No, grazie”? Trasporta Gorbaciov ad Atene sul suo aereo privato. Sulla scaletta appare per primo Latsis, poi si mette di schiena e scende camminando all”indietro, la testa china, alla maniera di un servitore che scorta il padrone. E Gorby sorride. L’approccio del ”Capitano John” con le donne è più franco. Il suo tormentone d´apertura è: ”Sei bellissima. Vuoi essere la mia prossima moglie?”. Quando morirà, a 92 anni, il 17 aprile del 2003, lascerà come epitaffio l’affermazione: ”Ancora ci davo dentro come a venti”. Ha tre figli, due femmine, Marianna e Margherita e un maschio, John Spyros Latsis junior. Il capitalismo familiare di solito funziona così. All’inizio c’è un genialoide spregiudicato. Poi arriva uno che studia, prende un titolo e si tiene a galla. La terza generazione manda tutto in marmellata [...]» (Gabriele Romagnoli, ”la Repubblica” 18/8/2004).