varie, 18 agosto 2004
MORGAN
MORGAN (Marco Castoldi) Milano 23 dicembre 1972. Cantante. Dei Bluvertigo. Un figlio con Asia Argento • «Abita a Monza ed è là che fa le prove per diventare una popstar. Coi Bluvertigo gioca all’artista maledetto: mascara, smalto nero a mani e piedi, look ”glam”. Si professa un ammiratore incondizionato del sound elettronico anni Ottanta e dei grandi solitari dell’arte, da Baudelaire a Franco Battiato. Ha successo: Mtv elegge i Bluvertigo migliori artisti italiani, e il gruppo si fa conoscere all’estero. Diventa un caposcuola: le parole d’ordine sono narcisismo e provocazione» (Osvaldo Mazzola, ”L’Espresso” 22/3/2001) • «Ha scelto il nome d’arte di Morgan perché ”assumere il nome, e il ruolo, di un pirata era per me un’azione scaramantica, apotropaica: rifuggire dal male assumendone il peso, identificandomi in esso” [...] temi e questioni che sono più vicine alla filosofia che all’intrattenimento musicale [...] ma l’ironia con cui Morgan ci gioca le rende meno seriose, funzionali a un parlato ibrido originale, sarcastico e introspettivo [...] Il veicolo della ”canzonetta” [...] è più forte di un libro, più immediato e viscerale. La formula ha funzionato, e le riflessioni a tutto campo di questo ragazzo e del suo gruppo, sorrette da un inedito, in Italia, miscuglio di echi e tendenze del nostro passato prossimo musicale, hanno avuto un successo [...] ”Sono per l’individualità, e penso alla complessità del pensiero di un filosofo come Platone, o anche Nietzsche, interpretabili da infiniti punti di vista. Non sopporto le bandiere. [...] Battiato è un genio assoluto, De André è stato l’unico che, senza retorica, è riuscito a dare voce ai disperati, agli ultimi [...] Ligabue è un bluff. Attecchisce laddove c’è disagio provinciale, dove non ci sono stimoli e si passa la domenica nei bar. Ligabue dà ragione a chi non ne ha, lo rassicura. Vasco Rossi, per esempio, a mio giudizio risolleva chi è depresso, mentre Ligabue gli conferma lo status con una specie di solidarietà epressiva, esattamente come gli 883, altro gruppo che non amo perché incapace di andare oltre l’elogio dell’abbrutimento” [...]» (Aldo Nove, ”Sette” n. 6/1999). «[...] un frullatore vivente d’immaginari musicali. D’idee, di spunti disparati strutturati e poi dissolti nel tempo berve della canzone. Un filosofo che fa il cantante glamour che imita un comico travestito da scienziato diventato rockstar [...]» (Aldo Nove, ”Sette” n. 16-17/2000).