Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2004  agosto 18 Mercoledì calendario

MORGAN

MORGAN (Marco Castoldi) Milano 23 dicembre 1972. Cantante. Dei Bluvertigo. Un figlio con Asia Argento • «Abita a Monza ed è là che fa le prove per diventare una popstar. Coi Bluvertigo gioca all’artista maledetto: mascara, smalto nero a mani e piedi, look ”glam”. Si professa un ammiratore incondizionato del sound elettronico anni Ottanta e dei grandi solitari dell’arte, da Baudelaire a Franco Battiato. Ha successo: Mtv elegge i Bluvertigo migliori artisti italiani, e il gruppo si fa conoscere all’estero. Diventa un caposcuola: le parole d’ordine sono narcisismo e provocazione» (Osvaldo Mazzola, ”L’Espresso” 22/3/2001) • «Ha scelto il nome d’arte di Morgan perché ”assumere il nome, e il ruolo, di un pirata era per me un’azione scaramantica, apotropaica: rifuggire dal male assumendone il peso, identificandomi in esso” [...] temi e questioni che sono più vicine alla filosofia che all’intrattenimento musicale [...] ma l’ironia con cui Morgan ci gioca le rende meno seriose, funzionali a un parlato ibrido originale, sarcastico e introspettivo [...] Il veicolo della ”canzonetta” [...] è più forte di un libro, più immediato e viscerale. La formula ha funzionato, e le riflessioni a tutto campo di questo ragazzo e del suo gruppo, sorrette da un inedito, in Italia, miscuglio di echi e tendenze del nostro passato prossimo musicale, hanno avuto un successo [...] ”Sono per l’individualità, e penso alla complessità del pensiero di un filosofo come Platone, o anche Nietzsche, interpretabili da infiniti punti di vista. Non sopporto le bandiere. [...] Battiato è un genio assoluto, De André è stato l’unico che, senza retorica, è riuscito a dare voce ai disperati, agli ultimi [...] Ligabue è un bluff. Attecchisce laddove c’è disagio provinciale, dove non ci sono stimoli e si passa la domenica nei bar. Ligabue dà ragione a chi non ne ha, lo rassicura. Vasco Rossi, per esempio, a mio giudizio risolleva chi è depresso, mentre Ligabue gli conferma lo status con una specie di solidarietà epressiva, esattamente come gli 883, altro gruppo che non amo perché incapace di andare oltre l’elogio dell’abbrutimento” [...]» (Aldo Nove, ”Sette” n. 6/1999). «[...] un frullatore vivente d’immaginari musicali. D’idee, di spunti disparati strutturati e poi dissolti nel tempo berve della canzone. Un filosofo che fa il cantante glamour che imita un comico travestito da scienziato diventato rockstar [...]» (Aldo Nove, ”Sette” n. 16-17/2000).