varie, 17 agosto 2004
LANNUTTI
LANNUTTI Elio Archi (Chieti) 8 ottobre 1948. Presidente dell’Adusbef. «[...] è il ”lider maximo” dell’associazione di consumatori Adusbef [...] ”Una spina nel fianco della finanza corsara: questo siamo”, così a Lannutti piace presentarsi. [...]» (Francesco Grignetti, ”La Stampa” 2/9/2005) • «Figlio di contadini [...] un passato da bancario e un presente da paladino dei consumatori [...] Alto, un po’ melanconico, tenace e puntiglioso, Lannutti è da molti anni noto sia in Parlamento che negli uffici legali delle grandi imprese. Una laurea in sociologia, comunista convinto, dopo aver fatto l’impiegato e il sindacalista al Banco di Roma, insieme a un gruppo di amici di Democrazia proletaria fu tra i pionieri del movimento dei consumatori in Italia. stato poi il fondatore dell’Adusbef e ha partecipato attivamente all’avventura del settimanale ”Avvenimenti”. Un ”caterpillar”, conosciuto a Montecitorio anche come il compilatore segreto di molte interrogazioni al vetriolo poi presentate dai parlamentari dei gruppi più diversi, dai Ds alla Lega, da Alleanza nazionale ai dipietristi [...]» (Roberto Seghetti, ”Panorama” 7/9/2000) • «[...] è un sociologo-giornalista [...] con una propensione per le battaglie civili che comprendono lo scandalo dei bond argentini e la pubblicità occulta del maresciallo Rocca. Lannutti lotta per tutti. Il suo destriero è l’Adusbef (Associazione difesa utenti servizi bancari e finanziari), che ha fondato nel 1987, che ha sessantamila iscritti e che, generalmente, lo conferma in sella per acclamazione. Attraverso l’Adusbef, Lannutti esercita il fervore e l’eclettismo. Avete dei problemi con l’anatocismo? Collegatevi con Adusbef.it e cliccate. L’esperto designato da Lannutti è l’avvocato Tanza, della delegazione Adusbef di Lecce/Galatina. Il sito è una miniera per il ragioniere avvelenato che è in noi. ”Rc auto ed immigrati. Quali criticità?”; ”Le banche fanno il pieno. Al mutuo cercano di affiancare un derivato sui tassi”; ”Responsabilità della società di intermediazione per l’attività illecita del promotore”. Se uno avesse il tempo di seguire nel dettaglio tutte le indicazioni dell’Adusbef di Lannutti, dimezzerebbe le sue uscite. O, più probabilmente, trascorrerebbe l’esistenza in causa contro società telefoniche e casse di risparmio. E forse morirebbe giovane per eccesso di scariche adrenaliniche. [...] Figlio di un contadino della provincia di Chieti, sa che cosa è la terra, che cosa sono i suoi frutti, le stagioni. E sa, soprattutto, che cosa sono i sacrifici. Poi è un uomo di mondo, e infatti ha sposato una donna francese. Conosce i mezzi di comunicazione, e la sua missione passa dalle cancellerie come dalle telecamere, e a chi lo dimenticasse ricorda sovente della volta in cui fu ”il mandante della tentata consegna del tapiro d’oro all’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio”. Questo asse col Gabibbo testimonia la vivacità intellettuale di Lannutti. [..] è stato fra i fondatori di ”Avvenimenti” con Mario Capanna e Lidia Menapace. Si dichiara ”comunista convinto”. E quando infine Fazio cedette, per lui fu come la Rivoluzione d’Ottobre: ”Festeggiamo la caduta di un tiranno”. Nella circostanza, il leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, stilò una lista di possibili e autorevoli successori di Fazio: Lannutti e Tommaso Padoa-Schioppa, nell’ordine. Siccome invece venne nominato Mario Draghi, Pecoraro pensò di concedere a Lannutti il modo di incidere nella società dalle aule parlamentari. [...] Lannutti è comunista, ma è fermamente persuaso che le tasche dei poveretti non abbiano colore. Poi intercetta i giornalisti che riportano le sue ”accuse senza appello”, qualche volta variate in ”bocciature senza appello”, e nelle cronache Lannutti non dice, non dettaglia, non sottolinea, non riferisce, lui ”sbotta” o magari ”tuona”. Uno così, che Avvenimenti lo fondò anche insieme con Leoluca Orlando, che qualificò Franco Carraro col titolo di ”mammasantissima” dello sport corrotto, che invoca ritmicamente la terapia di San Vittore, che emette sentenze e stabilisce bocciature ”senza appello”, uno così non poteva non avere un filarino con Antonio Di Pietro. I due si incontrarono nel ”98 sul terreno comune. Entrambi sapevano quanto è dura la terra. Entrambi erano stati emigranti in Germania. Entrambi si erano riscattati negli allori accademici, Di Pietro laureandosi in legge, Lannutti in sociologia con Franco Ferrarotti. E poi erano affratellati da un’ansia di giustizia dai tratti raggelanti. Di Pietro accettò, per conto dell’Adusbef, di farsi ”paladino dei piccoli azionisti”, e Lannutti si specchiò nei tempi e non gli dispiacque che il suo popolo d’iscritti venisse definito ”rete di delatori civici”. Si riunirono a Roma, incazzatissimi, decisi a ribaltare tutto questo mondo che non va, e Lannutti osservò: ”Adesso va di moda, ma a manifestazioni come queste io partecipo da quindici anni”. Mani pulite, insomma, era già in lui ben prima che spuntasse Mario Chiesa. [...]» (Mattia Feltri, ”La Stampa” 27/11/2006).