Varie, 16 agosto 2004
RATTI Emilio
RATTI Emilio Piana Battolla (La Spezia) 19 gennaio 1939 • «Un frate francescano. Molto particolare, però. Perché oltre a fare il frate è anche un iridologo, anzi, il più importante iridologo italiano e uno dei maggiori in Europa. anche uno specialista in fitoterapia, la cura con le erbe. E, non bastasse, è medico e chirurgo (con due lauree, una in biologia, l’altra in medicina). Per sei mesi l’anno padre Ratti vive nel suo convento di Genova, alle Missioni francescane, dove osserva le iridi dei suoi pazienti, diagnostica eventuali predisposizioni a malattie e le cura con erbe e piante. Poi molla tutto e se ne va, per altri sei mesi, in Africa: più precisamente a Luhwinjia, vicino a Bukavu, in una zona di frontiera e di guerra tra il Congo e il Ruanda. Qui ha fondato, nel 1995, un ospedale dove aiuta i bambini africani a nascere, cura i feriti di guerra e le numerose vittime di malattie infettive. I rifornimenti per l’ospedale, attrezzature e merci se li procura direttamente: li raccoglie in Italia e li invia in Africa. Quando è là, padre Ratti non è reperibile: la posta non arriva e l’unico mezzo di comunicazione è la ricetrasmittente, tenuta nascosta in caso di assalti militari. [...] ”Vengo da una famiglia contadina di Piana Battolla, in provincia di La Spezia, e mia madre mi ha partorito in casa, in pochi minuti, subito dopo aver accudito una mucca. Sono nato perché è morta una mia sorellina. Mia madre, Elvira, aveva già 37 anni e due figli, un maschio e una femmina. Forse non aveva alcuna intenzione di averne un altro. Ma la morte della bimba la spinse a cercare ancora la maternità. Così venni al mondo io: il 19 gennaio del 1939, sotto il segno del Capricorno. [...] Nella vita niente avviene a caso. Sembra che una serie di coincidenze abbiano congiurato per farmi approdare al convento: mio padre morì giovane, a 47 anni, quando io ne avevo appena sette. Mamma non aveva i mezzi per farmi studiare, per cui mi mandò in collegio, dai frati, dove restai fino alla maturità. Sono stati loro a inviarmi in Germania per studiare teologia. A 20 anni tornai, deciso a farmi frate e a continuare gli studi: mi sono laureato in biologia, nel 1973, a Genova. E l’anno successivo sono tornato in Germania, dove nel frattempo avevo scoperto la naturopatia e l’iridologia che mi affascinavano [...] L’Africa è arrivata molto più tardi. Nel 1991, a 52 anni, ho preso la seconda laurea, in medicina, e mi sono iscritto all’Ordine dei medici. Ma, proprio allora, sono morti contemporaneamente mia madre e mio fratello. In Italia non avevo più alcun legame. Decisi di andare a fare il medico nel Burundi. Mi dissero che se volevo lavorare lì avrei dovuto specializzarmi in una cosa sola: ostetricia, ostetricia, ostetricia. Mi esercitai a dare i punti cucendo una coperta e, dopo quattro cesarei da assistente, mi ritrovai a fare un cesareo da primario. Tremavo e sudavo, ma andò bene. [...] in Germania praticavo la riflessologia plantare (il trattamento manuale della pianta del piede basato sul principio che, intervenendo su tale zona, si possono curare, per riflesso, anche gli organi interni, ndr). Mi facevo pagare 3 mila lire per un trattamento di 40 minuti: ne facevo tanti che la sera mi bruciavano le mani. Un giorno un mio amico mi disse che c’era un corso di iridologia. Mi iscrissi e me lo pagai continuando a massaggiare piedi [...] Leggendo l’iride di una persona scopri tutto di lei: anima e corpo. In principio, quando usavo l’iridoscopio, mi sentivo come un bambino in una stanza piena di giocattoli: non sapevo dove guardare tanti erano i messaggi che l’iride del paziente mi mandava. Ci mettevo due ore. Adesso, dopo 26 anni di professione, mi basta un’occhiata. [...] ho la soddisfazione di cogliere al volo la causa principale di tutti i sintomi accusati dal paziente. Vengono da me con montagne di analisi e di esami radiografici, lamentandosi per un sacco di malesseri diversi; ma la causa è quasi sempre una sola [...] Nell’iride è riprodotta, come le ore su un orologio, una specie di mappa del corpo umano. Così, i segni relativi al fegato appaiono nell’iride destra, quelli del cuore si leggono a sinistra, il cervello è in alto, reni e gambe in basso. I segni delle malattie sono sempre precisi e quasi sempre ne compaiono diversi nella stessa zona. Ma l’iridologia non è una scienza o l’applicazione matematica di una tecnica: è un’arte, un’interpretazione [...] Io intervengo solo con la fitoterapia, cioè con le erbe. All’inizio andavo in giro per i campi a raccoglierle e preparavo personalmente le medicine. Poi ho cominciato a dare le ricette ad altri. E adesso ci pensano loro a preparare le erbe sotto un marchio che ricorda il mio nome. Vorrei però precisare che io non incasso nulla: il ricavato delle visite e quello della vendita dei farmaci vanno per intero in Africa [...]» (Silvana Bevione, ”Panorama” 29/6/2000).