Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2004  agosto 16 Lunedì calendario

Perahia Murray

• New York (Stati Uniti) 19 aprile 1947. Pianista • «Da Serkin ho imparato la passione per la musica com’è scritta, fedelmente, da Horowitz l’istintiva intuizione del colore, dell’armonia, di che cosa può dare lo strumento. Non so analizzarne il perché, ma nella musica io sento soprattutto la necessità di cantare. Tutto deve cantare, soprattutto in Chopin; il pianoforte deve dire con il canto. [...] Io prima d’un concerto di Chopin mi suono a esempio i suoi 24 studi. Molti studi tecnicamente sviluppano dei muscoli che non si sa nemmeno che esistano. Vengono messi in moto per trovare il tocco giusto. E il tocco giusto viene cercato per trovare il canto, la poesia che c’è dentro [...] Una volta i pianisti erano anche compositori, potevano per questo capire bene quello che suonavano, strutture, connessioni. Adesso chi compone non lo fa nel linguaggio degli autori classici che esegue. Il senso della musica è la musica. Certo, ci sono le idee e le passioni anche per me, anche le più grandi: la famiglia, la moglie. C’è il pensiero sulla storia, il no alle guerre d’oppressione. C’è la vita personale. Io ho cominciato a suonare a quattro anni. In casa mia c’era mia nonna, donna orgogliosa, grande personalità. Da Salonicco venne negli Usa, ma rimase fedele alle radici. Morì a 97 anni, giocava tutti i giorni a poker e vinceva. Controllava che studiassi il pianoforte. Qualche volta mettevo su il grammofono e andavo a giocare a baseball» (Lorenzo Arruga, “Panorama” 6/7/2000).