Varie, 16 agosto 2004
MILOSZ
MILOSZ Czeslaw Seteiniai (Lituana) 30 giugno 1911, Cracovia (Polonia) 13 agosto 2004. Poeta. Premio Nobel 1980 • «Era nato [...] a Szetejnie, ora in Lituania col nome di Seteiniai, da una nobile famiglia che già allora si sentiva per così dire in esilio. Suo zio era quell’Oskar Wladiyslaw Milosz che si firmava O. V. de Milosz, scrittore e poeta raffinatissimo di tradizione romantica, stimato soprattutto in Francia, cui dedica pagine memoriabili in un libro di saggi, La terra di Ulro, pubblicato da Adelphi. Cultore di Svedenborg, il mistico e visionario svedese, aveva come autore di riferimento William Blake, una traccia del quale è ben visibile nel titolo dell’autobiografia intellettuale (nelle visioni di Blake la Terra di Ulro è un luogo di oppressione) e in un esplicito testo del ’68: ”In sé la poesia è qualcosa di sconveniente: / esce da noi e non sapevamo che ci fosse, / dunque sbattiamo le palpebre, come se da noi fosse balzata / fuori una tigre, e stesse nella luce, / colpendosi i fianchi con la coda”. Il suo mondo poetico, fin dall’inizio, traccia un difficile cammino di ricerca fra il nostro mondo e le segrete o perdute armonie celesti; la sua poesia è intessuta di messaggeri alati. Per certi versi è un apocalittico, ma non vive fuori dal mondo, chiuso in una torre gnostica. Allo scoppio della seconda guerra mondiale è nella Varsavia occupata a fianco della resistenza socialista. Dopo il ’45 s’avvicina al nuovo potere comunista e intraprende una breve carriera diplomatica, a Parigi. Nel ’51, sceglie però la strada dell’esilio: ottiene asilo in Francia, poi si trasferisce in America dove insegnerà per trent’anni a Berkeley, diventando una voce importante del dissenso. Scrive saggi, romanzi, e soprattutto poesie, tradotte in italiano prima da Scheiwiller, poi in una raccolta di Adelphi (ripubblicata insieme al saggIo La mia Europa dalla Utet) e in un’altra della Fondazione Piazzolla. Al centro di tutto, la Polonia, amata e odiata: in un passo dell’autobiografia intellettuale proclama: ”Tutti i libri che ho scritto sono la testimonianza di un mio conflitto con le usanze polacche”. Ma subito aggiunge: ”Un conflitto misterioso anche per me”» (Mario Baudino, ”La Stampa” 15/8/2004).