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 2004  agosto 12 Giovedì calendario

Arnesen Frank

• Amager (Danimarca) 30 settembre 1956. Ex calciatore. Con la Danimarca è arrivato terzo agli europei dell’84, col Psv Eindhoven ha vinto la Coppa Campioni dell’88, con l’Anderlecht è stato finalista in Coppa Uefa (84), 22° nella classifica del Pallone d’Oro 1980. Adesso talent scout del Chelsea • «Stanco di sentirsi chiedere venti milioni di sterline per qualsiasi giocatore, anche semisconosciuto, che interessava Mourinho, nella primavera del 2005 Roman Abramovich convocò Piet de Visser, l’olandese che gli fa da scout personale, e gli disse che a media scadenza il club avrebbe dovuto autoprodurre i campioni per la prima squadra. ”Chi è il miglior talent scout del mondo?” chiese Abramovich alla fine del suo discorso. ”Si chiama Frank Arnesen – rispose de Visser – ed è l’uomo che, da d.g. del Psv Eindhoven e dopo aver visto il mio dossier, ha portato Ronaldo in Europa. Ma c’è un problema: lavora per il Tottenham”. Nessun problema, se ti chiami Abramovich. Il Chelsea pagò al Tottenham una penale di 8 milioni di sterline, e Arnesen prese possesso dell’ufficio di Director of youth football development al nuovo centro sportivo di Cobham, un’ora di macchina a ovest di Londra. Adesso Arnesen, che negli anni 80 fu un’ottima mezzala del Psv e della nazionale danese nota all’epoca come Danish Dynamite, è in piedi davanti alla lavagna del suo studio, intento a mostrarci la regola tattica di base del suo vivaio. ”Tutte le nostre squadre giocano 4-3-3, e il triangolo di centrocampo non ha un vertice basso, ma alto: tre attaccanti, un uomo dietro le punte e due mezzali. Voglio molti giocatori offensivi perché il calcio si impara lì: nello sviluppo della sua carriera un ragazzo che è partito attaccante può arretrare in difesa, e saprà sempre cosa fare del pallone, mentre la strada opposta non ha sbocchi. Nel mio Psv, quello che vinse la coppa Campioni ”88, tutti i giocatori erano stati punte o centrocampisti offensivi negli anni delle giovanili. Ma lei è italiano, e quindi è un altro l’esempio rivelatore: Pirlo. Oggi è un grande regista davanti alla difesa, ma è evidente il suo passato da numero dieci”. Arnesen, si riconosce nella definizione di miglior talent scout del mondo? ” un modo un po’ spettacolare di vedere le cose, ma ha un senso. Ovviamente non sono il fenomeno che scorge talenti ovunque, etichetta che mi è rimasta appiccicata quando scoprii Ronaldo un attimo prima degli altri, ma un dirigente che in breve tempo, e grazie ai mezzi che ha avuto a disposizione, ha creato la migliore struttura di osservatori del mondo. O almeno io la considero tale”. Qual è la missione che le è stata affidata da Abramovich? ”Quella del Chelsea è una sfida che non ha precedenti. Nel 2004 Abramovich e Kenyon hanno varato un piano decennale per arrivare, nel 2014, a essere considerati il più grande club della storia. Ammetterà che si tratta di un progetto stimolante: al suo interno, la cura del vivaio ha un ruolo strategico, e non solo perché l’Uefa ha fissato nuove regole per esaltare la crescita interna dei giovani”. Come vi siete divisi i compiti? ” molto semplice. Mourinho mi chiede di riempirgli una posizione, diciamo che ha bisogno di un’ala sinistra. Io passo l’input alla mia rete, e in breve tempo gli presento un dossier sulle tre migliori ali sinistre disponibili sul mercato, con una gerarchia fissata da me e che José comunque può cambiare. A quel punto entra in scena Kenyon, l’uomo delle trattative». Infine tocca ad Abramovich, che stacca l’assegno. ”Un proprietario economicamente forte è ovviamente un bel vantaggio. Io, però, preferisco sfruttare le sue risorse per creare strutture, più che per singoli acquisti. Avevo in testa questa organizzazione di scouting sin dai tempi di Eindhoven: qui ho trovato il denaro per assemblarla. E una volta messa su, non creda che costi molto di più di quella degli altri top club. Il mio budget, che comprende vivaio e osservatori, si aggira sui 7 milioni di euro”. Per descrivere la sua rete, Arnesen cambia parete. Tre grandi carte geografiche lo aiutano: Londra, la Gran Bretagna, l’Europa. Si parte dalla capitale. ”Questo è Stamford Bridge, il nostro stadio, e il raggio del primo cerchio che ci ho disegnato attorno equivale a un’ora di macchina: fra i 7 e i 12 anni possiamo crescere soltanto ragazzi residenti al suo interno, mentre dai 13 ai 15 anni possiamo aggiungere mezz’ora, da cui il secondo cerchio che vede. I giovani dell’Unione europea diventano tesserabili dai 16 anni in poi, mentre dai 18 puoi prendere chiunque”. Quanti osservatori impiegate? ”Venti a Londra, 14 nel resto della Gran Bretagna e altri 18 in Europa e nel mondo, che è interamente coperto. In pratica, vengono viste tutte le partite di tutte le nazionali dagli under 16 in poi, tutte le partite della prime tre serie inglesi e molte gare di campionato o giovanili nel mondo. Ogni anno convoco quattro volte a Londra l’intera rete degli osservatori: ad agosto vengono stesi gli obiettivi stagionali, a dicembre si fa l’analisi della situazione, a marzo si stringe il cerchio degli acquisti da fare e a maggio ho un colloquio individuale con ciascuno di loro per conoscere problemi, aspettative, tendenze. un lavoro molto duro perché la lotta per il predominio si è spostata dalle superstar ai giovani talenti. Prenda l’ultimo campioncino uscito, Alexandre Pato: l’Internacional è riuscito letteralmente a nasconderlo finché non gli ha fatto firmare un contratto. Oggi costa 20 milioni di euro”» (Paolo Condò, ”La Gazzetta dello Sport” 14/2/2007).