varie, 11 agosto 2004
LANZILLOTTA
LANZILLOTTA Linda Cassano allo Ionio (Cosenza) 7 settembre 1948. Politico. Dal novembre 2009 con l’Alleanza per l’Italia di Francesco Rutelli. Eletta alla Camera nel 2006 e 2008 (Margherita, Pd). Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie locali nel Prodi II (2006-2008). Sulla scia di Francesco Rutelli, nel novembre 2009 ha lasciato il Pd. Moglie di Franco Bassanini • «Dopo una ragionevole convivenza, Linda e Franco si sono sposati nel 1996. Fu il sindaco Francesco Rutelli a unirli in Campidoglio e Giuliano Amato a testimoniare per lo sposo. Sono nomi ricorrenti nella storia di Lanzillotta. Entrambi hanno alle spalle un matrimonio con figli. Tra loro non ne hanno avuti, indaffarati come furono e sono. [...] Lanzillotta fu a lungo una single con pargola a carico. Dovendo badarle, cosa che ha fatto con trasporto, fu costretta a mettere un freno alla sua ambizione che è grandissima. esplosa appena l’età della figlia glielo ha consentito. Da un lustro circa, Linda è la donna del Palazzo politico-amministrativo che più si è messa in vista. Il suo potere è molto superiore alla notorietà. Ma implacabilmente sta arrivando anche quella. Ormai dilaga nelle alte sfere burocratiche, nei salotti, sui giornali. [...] L’esempio su cui Linda ha modellato la vita è lo zio Giuseppe Carbone, che fu presidente della Corte dei conti, dopo avere occupato svariatissime poltrone. Dalla nativa Cassano Ionio, famosa in Calabria per le cave di gesso, la fanciulla si trasferì a Roma. Frequentò il Tasso, liceo dei figli di Mussolini, che si emendò nel dopoguerra formando legioni di borghesi di sinistra. Si iscrisse svogliatamente a legge e finì per laurearsi in lettere. A quel punto era pronta per il tran tran dell’insegnante. Ma lo zio Giuseppe la salvò, timonandola sulla strada maestra del Palazzo. Carbone è il prototipo del grand commis. Fu funzionario della Camera, del Quirinale, consigliere di Stato, capo della Corte dei conti. Era vicino al socialista Antonio Giolitti, un transfuga del Pci dopo i fatti d’Ungheria, che all’epoca a cui ci riferiamo, 1971, sedeva sulla poltrona di ministro del Bilancio. Così, lo zio piazzò la nipote dall’amico. Capo dell’ufficio legislativo di Giolitti era Giuliano Amato, brillante professorino. Con lui Linda si fece le ossa e si appassionò una volta per sempre alla finanza pubblica. Nel giro di Carbone c’era anche Franco Bassanini, [...]. Fin dal debutto, perciò, Lanzillotta si trovò accanto gli uomini a cui legherà vita e carriera. Restò al ministero dieci anni. Poi, sulle orme dello zio, fece il concorso per funzionario di Montecitorio. Fallì il primo tentativo ma, caparbia nell’imitazione, ritentò, riuscendo prima. Era il 1982. Tal quale il congiunto, presto divenne segretaria della commissione Bilancio, a lungo guidata dal dc Paolo Cirino Pomicino, col quale andò sempre d’accordo. Si fece invece detestare dalla presidente comunista della Camera, Nilde Iotti, pur essendo vicina alla sua parrocchia. Di una pignoleria al cubo, Lanzillotta le creava un problema regolamentare all’ora, con questioni di ammissibilità, procedure e altre amenità. La sua rompiscatolaggine le procurò un incidente il giorno in cui dal Colle Sandro Pertini bocciò un provvedimento della commissione, per mancanza di copertura finanziaria. L’addetto del Quirinale a questa verifica era proprio lo zio, all’epoca capo dell’ufficio legislativo. Tutti sospettarono la nipote di avergli dato la dritta. Se ne convinse, ma senza prove, il presidente della commissione Bilancio, che non era ancora Pomicino, ma Giuseppe La Loggia, padre dell’attuale capo dei senatori di FI, Enrico. Era un gentiluomo mite e profumato di colonia, però uscì dai gangheri. Per un po’ Linda fu esiliata ai resoconti parlamentari. Riammessa alla commissione Bilancio, si trovò accanto Bassanini [...] Cupido non sbagliò mira e nacque la coppia. Gli anni Novanta furono quelli del loro trionfo. Franco entrò nel gran giro politico dei sottosegretari e dei ministri. Linda ha preferito l’amministrazione. Dopo averci passato 12 anni, la Camera le era diventata stretta. Così raggiunse Francesco Rutelli, che aveva frequentato a Montecitorio, entrando alla fine del ”93 nella sua giunta. Ovviamente, all’assessorato del Bilancio. Chiese al Parlamento l’aspettativa e un’integrazione dell’indennità comunale (all’inizio 3, poi 7 milioni mensili) per mantenere i livelli a cui era abituata (13 milioni). Le ottenne entrambe e tutto andò liscio per un paio d’anni. Poi il doppio stipendio provocò uno scandaletto. Senza tergiversare, Linda si minipensionò. Non perse una lira, ma con la Camera aveva chiuso. ”Ho subito un trattamento di sfavore” commentò amareggiata, ma fiera. Come assessore si segnalò per l’energia. Si conquistò l’epiteto di ”Thatcher capitolina” o, in alternativa, di ”Lady di ferro”. Studiò l’emissione dei Boc (Buoni ordinari del comune) per sanare il bilancio, in rosso di 10 mila miliardi. Privatizzò l’azienda elettrica municipale, Acea. Cedette la Centrale del latte al patron della Lazio, Sandro Cragnotti, che la girò alla Parmalat. La Comunità europea le rimproverò di averla venduta a trattativa privata, anziché all’asta. Un’ordinanza della Corte dei conti le rinfacciò, tra le righe, di essere arrivata alla vendita della Centrale per non averne controllato l’indebitamento. Ma tutto finì nel migliore dei modi, cioè nel nulla. Il nuovo ambiente, la crescente posizione del marito, il suo piglio tritasassi, l’hanno messa stabilmente al centro della scena. Il primo invito di Carlo Azeglio e donna Franca Ciampi nella tenuta marina di Castelporziano è stato per i coniugi Lanzillotta, o Bassanini che dir si voglia. I Prodi sono di casa. I salotti non se li contendono, solo perché è inutile: accettano sempre. Sono dovunque, dappertutto e anche altrove» (Giancarlo Perna, ”Panorama” 11/5/2000) • «[...] Nel ”74, il primo incontro cruciale, con il capo dell’ufficio legislativo di Giolitti: Giuliano Amato. Alla Camera, dove entra per concorso – ”sono arrivata prima” ”, il secondo incontro: Franco Bassanini. Amore, e non solo: ”Avevamo interessi istituzionali in comune”. Terzo incontro: Francesco Rutelli, che nel ”93 la chiama al Comune di Roma, come assessore all’economia e al bilancio. ”Roma fu un laboratorio di riformismo e modernizzazione. Risanamento, outsourcing, varo dei Boc, Buoni ordinari comunali, privatizzazioni”. Riuscita quella dell’Acea, meno quella della centrale del latte: ceduta all’affidabile Cragnotti, che a sua volta la rivende a un interlocutore sicuro, Tanzi. Viene trasformato in società per azioni pure lo zoo. Sul Corriere, Francesco Merlo la pizzica: ” in aspettativa ma dalla Camera continua a ricevere 7 milioni al mese per integrare lo stipendio di assessore”. Lei oggi spiega: ”Tutti i dipendenti pubblici hanno permessi per lavorare come amministratori, tranne quelli di Montecitorio, che impone l’obbligo dell’aspettativa. Quando nel ”98 sono diventata capo di gabinetto di Amato al Tesoro, per poi seguirlo a Palazzo Chigi come segretario generale, non ho preso una lira”, accontentandosi della pensione. Sono gli anni della tribolata vicenda Telecom. La Lanzillotta non ne è soddisfatta e chiede di parlarne con il numero uno, Gian Mario Rossignolo, che la tiene due ore in anticamera e non la riceve (circostanza che non gli ha portato fortuna). Tocca anche a Draghi, a Monorchio e a Turci, consigliere economico di Amato, saggiare la grinta della Lanzillotta. Nell’estate dei furbetti, suo marito è tra i pochi diessini a criticare la scalata Unipol alla Bnl, il che non rafforza le sue chances di ritrovare un ministero. Rutelli ha però pronta la carta di riserva: la moglie. Non è un merito ma neppure una colpa, se al mare i coniugi Bassanini sono suoi vicini d’ombrellone; in montagna – a Campolongo, vicino a Corvara – il vicino di casa è invece Prodi. ovvio che la fortuna della Lanzillotta viene dalla competenza e dalla capacità di lavoro che anche i critici le riconoscono. Ma anche la rete generazionale, allargata a fuori quota come Ciampi, non è estranea all’elaborazione di un’idea innovativa della sinistra e anche dei rapporti interpersonali. Alla seduta notturna sul bilancio 1998 del Comune di Roma, la Lanzillotta si presentò in camicia da notte, invitando i colleghi a un pigiama-party» (Aldo Cazzullo, ”Corriere della Sera” 2/11/2006).