10 agosto 2004
Tags : Azim. Premji
Premji Azim
• Nato a Bombay (India) il 24 luglio 1945. Imprenditore. «Nato in una famiglia benestante indiana che gli ha permesso di studiare ingegneria nella prestigiosa università californiana di Stanford. Premji, però, non si è laureato: è stato obbligato a tornare in India per prendere in mano l’azienda di famiglia dopo la morte a sorpresa del padre negli anni Sessanta. All’epoca l’azienda produceva solo olii vegetali. Oggi la West India vegetable oil production (Wipro) è uno dei marchi di software e di servizi della new economy maggiori del mondo, la cui clientela comprende colossi come General electric, Lucent industries, Alcatel, Northtel networks, e Cisco systems. di gran lunga l’azienda più ricca della borsa di Bombay e fa da padrone nella ”Silicon valley” indiana di Bangalore. Malgrado la ricchezza e il nuovo potere, Premji sembra un uomo modesto e schivo: non corteggia i media, si fa intervistare di rado, non accetta volentieri premi. In una società basata ancora sulle caste, nella quale i ricchi amano sfoggiare la propria ricchezza senza complessi, Azim Premji è davvero atipico: vola sempre in classe economica, ha l’auto ma non l’autista e non si è neppure riservato un posto auto in azienda. anche famoso per aver sempre contrastato la corruzione, ancora assai diffusa in India: quando stava costruendo le sue prime fabbriche, rifiutò l’allacciamento dell’energia elettrica ”perché volevano tangenti’ ha spiegato in una rara intervista ”così chiesi un prestito e mi comprai un generatore: l’energia costava di più ma l’autonomia che mi ha dato ne valeva la pena”. Dagli oli vegetali è passato ai cilindri idraulici, poi a prodotti industriali più sofisticati. Il suo primo salto di qualità è stato nel 1980, quando l’Ibm ha abbandonato l’India, in seguito alle minacce del governo autarchico-socialista di Indira Gandhi. Così ha cominciato a costruire i primi personal computer indiani, quando era troppo costoso importarli. Attraverso una serie di joint-venture molto oculate con imprese internazionali, è riuscito a imporre il nome della sua azienda. Prima con la General electric medical, poi con la British telecom, infine con l£Acer, ha costruito preziosi rapporti internazionali di outsourcing (un concetto relativamente nuovo negli anni Ottanta) garantendo servizi complessi e costosi in Occidente, a buon prezzo e a elevata qualità, grazie all’ottimo sistema scolastico indiano e alla diffusione dell’inglese in India. Oggi la Wipro si è allargata anche in altri settori (prodotti cosmetici per bambini, impianti di illuminazione, servizi finanziari). E Premji viene considerato una specie di Richard Branson indiano. Lui, però, non è cambiato molto. E continua a considerarsi uno qualunque. ”Conosco i miei limiti” dice di sè ”non sono un esperto di cose tecnologiche, sono soltanto un imprenditore nel settore della nuova tecnologia e cerco di farlo al meglio”» (William Ward, ”Panorama” 6/4/2000).