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 2004  agosto 08 Domenica calendario

SCHREMPP Jürgen Friburgo (Germania) 15 settembre 1944. Manager. Della Mercedes. «Si prese nel 1998 il titolo di ”terzo migliore manager del mondo” dopo il leggendario Jack Welch della General Electric e il geniale Bill Gates di Microsoft

SCHREMPP Jürgen Friburgo (Germania) 15 settembre 1944. Manager. Della Mercedes. «Si prese nel 1998 il titolo di ”terzo migliore manager del mondo” dopo il leggendario Jack Welch della General Electric e il geniale Bill Gates di Microsoft. Non male per uno che ha cominciato la carriera in Mercedes come apprendista meccanico. Figlio di un modesto impiegato dell’università di Friburgo, aveva 15 anni quando abbandonò gli studi e si iscrisse a un corso per meccanici della locale filiale Mercedes. Prese poi un diploma di perito. Con i suoi risparmi aveva comprato una tromba e suonava il dixie (canta anche con una bella voce da baritono). Complice la musica, conobbe a 18 anni la diciannovenne Renate, sua moglie, che gli ha dato due figli, Alexander e Mark. La tromba è ancora nel suo ufficio a Stoccarda. La moglie, invece, l’ha lasciata [...] per lo stress dovuto [...] alla fusione con la Chrysler. Lei lo voleva più a casa. ”Ma questa fusione” disse lui ”è la cosa più importante della mia vita”. Un rapporto affettivo di 35 anni buttato via per un business, sia pure così grande: ma che uomo è questo Schrempp? Freddo, cinico, arrogante lo è senz’altro. Ma è anche il contrario: sanguigno, istintivo e amicone, come sa tra gli altri l’alpinista Reinhold Messner che lo conduce ogni anno a compiere scalate sulle Alpi italiane, ”le uniche occasioni in cui faccio ciò che qualcun altro mi ordina di fare” scherza. Dice di lui il giornalista inglese David Waller, che lavora a un libro sulla Daimler-Chrysler: ”Schrempp è una via di mezzo tra un giocatore di scacchi e un bullo che fa a pugni in strada”. E proprio per una ragazzata da bulli di strada fu sul punto di mandare tutto in rovina quando era presidente della Daimler-Benz solo da due mesi. Il fatto accadde a Roma, in piazza di Spagna, in una calda notte del luglio 1995. Giù per la celebre scalinata scendevano, provenienti dal soprastante Hotel Hassler, Schrempp e due amici tedeschi, uno dei quali con in mano una bottiglia di Brunello di Montalcino, il vino preferito da Mr Mercedes. Risate chiassose, voci un po’ alterate, qualche passo incerto. Non parve vero a una pattuglia di poliziotti di ”mettere a posto” quei tedeschi fracassoni. Ci fu un alt con richiesta di documenti, ma i passaporti erano rimasti in albergo. Poi qualcuno del gruppetto fece un po’ di resistenza e pronunciò qualche insulto. Finirono tutti e tre in gattabuia per la notte. La notizia in Italia fu sbrigata in poche righe. Ma in Germania fu uno scandalo clamoroso che tenne le prime pagine per giorni. Perché, bisogna dirlo, questo ex meccanico non è proprio amato dall’establishment tedesco, che lo considera un outsider. Fu però con l’avventura di piazza di Spagna che venne alla luce la capacità dell’uomo di riconoscere i propri errori. ”Ho sbagliato, non lo farò più” disse Schrempp. E da allora il suo profilo in pubblico è molto più austero e controllato. Ma dove l’arte di ammettere l’errore ha raggiunto il massimo, traducendosi addirittura in un vantaggio, è stato nell’affaire del ribaltamento della Classe A, la piccola della Mercedes durante una prova in Svezia, nell’ottobre del 1997. La stampa mondiale balla sulle rovine del mito della stella a tre punte, ma per giorni i tecnici dell’azienda rifiutano di arrendersi all’evidenza. ”Come prima reazione” ricorda Ronald Klein, portavoce del gruppo, ”i tecnici davano la colpa agli pneumatici e al test troppo irrealistico. Volevano perfino puntare sul fatto positivo che gli occupanti se l’erano cavata quasi senza un graffio”. Finché scese in campo Schrempp. E lo fece, come spesso gli accade, consultando non i più vicini collaboratori, ma una ristretta cerchia di amici. Dieci persone riunite nella moderna villa del presidente tra il verde fuori Stoccarda attorno a un tavolo con salame italiano, pane e il solito Brunello. ”Una serata indimenticabile” ricorda [...] il vicepresidente del gruppo Christoph Walther, responsabile delle comunicazioni, che fu della partita. Lì Schrempp decise di ammettere l’errore e di bloccare per tre mesi le consegne. [...] Ma dove e come si è formato il carattere del ”meccanico” Schrempp? Nel 1967 la Mercedes lo assume per l’assistenza ai clienti e nel 1974 lo manda in Sud Africa, dove la casa di Stoccarda ha un impianto di assemblaggio. Vi resterà 13 anni, con in mezzo due anni di trasferta a Cleveland, negli Usa. Erano gli anni duri dell’apartheid e Schrempp, ormai ai vertici della filiale, aveva tutti contro, compreso il partito di Nelson Mandela. Volevano la chiusura della fabbrica in ossequio al boicottaggio internazionale contro il regime razzista.’Ma lui non mollò” ricorda [...] Michael Taylor, presidente della Bell Pottinger Communications di Londra, consulente internazionale del gruppo. ”Voleva mantenere a tutti i costi quella fabbrica pensando al futuro”. Ebbe ragione lui. E oggi Mandela gli è talmente amico da averlo nominato console onorario del Sud Africa in Germania» (Alvaro Ranzoni, ”Panorama” 24/2/2000). «[...] fine ingloriosa: dalla fusione DaimlerChrysler del 1998, le cose a Stoccarda sono andate di male in peggio. Il sogno di fare della DaimlerChrysler il colosso mondiale, presente in 200 Paesi, è naufragato. [...]» (Ennio Caretto, ”Corriere della Sera” 29/7/2005).