Varie, 8 agosto 2004
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Pieroni Ermanno
• Jesi (Ancona) 5 luglio 1945. Imprenditore. Ex presidente dell’Ancona che prima portò in A (2003/2004) e poi al fallimento, nel luglio 2009 condannato a quattro anni e otto mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta, distrazione, truffa e tentata truffa aggravata. Da ultimo consulente del Livorno • «Il sentimento prevalente di chi l’ha conosciuto, e spesso contestato, è la tenerezza. In fondo, Ermanno Pieroni era un sopravvissuto di quel mondo arruffato dove si intrecciavano vicende di pallone, d’amore, di affari condotti sul filo della Guardia di Finanza, di camere d’albergo e di giocatori trattati negli autogrill. Un mondo che viveva al di sopra delle proprie possibilità [...] stato impiegato, arbitro di calcio (fino alla serie C, non male), talent scout (il portiere Marchegiani l’ha scoperto lui), direttore sportivo, infine presidente. Un uomo di provincia che ha annodato i fili di tutti gli stereotipi dello strapaese, furbo e boccaccesco. In ogni città dov’è andato ha fatto strage di cuori, cominciando da Fabriano, dove lavorava alla Merloni, passando per Taranto, dove mise il padre della sua seconda compagna a capo della società di calcio, fino ad Ancona, dove, per una fanciulla, si scontrò con gli ultrà. Pieroni s’invaghì di una ragazza ascolana molto più giovane di lui e la piazzò in società. Niente di male, perbacco, se non fosse che i tifosi sostenevano che, durante, lo spareggio del 2001 per la serie B, la signorina, allora all’Ascoli, al gol del momentaneo vantaggio (la partita finì 1-1) di Baggio jr, se ne andò sotto la curva dell’Ancona a fare il gesto dell’ombrello. In ogni città ha spaccato la tifoseria e i giornalisti. A Perugia c’è chi si vanta di non avergli mai stretto la mano. I maligni sostengono che solo con il paracadute di Luciano Gaucci si è ritagliato un posto al sole. Comunque, a Perugia lo chiamavano ”il mago”. Dal 1993 al 2000 al club umbro, dalla C alla serie A, artigliando giocatori come Nakata. Pieroni-Gaucci era un sodalizio perfetto, ma Pieroni stava stretto nel ruolo di seconda punta. Famoso il suo litigio col portiere Luca Bucci, al termine di Torino-Perugia 0-1 (28/11/99). Pieroni accusò Bucci di avergli spento una sigaretta sulla guancia. Della vicenda si ricorda ancora il cerotto di Pieroni: a seconda dell’audience dei Tg che lo intervistavano, ne aumentavano le dimensioni. Al Tg1 delle 20 partiva dal mento e arrivava alla fronte. Eppure, sette mesi dopo, stava per andare al Torino. Ma i tifosi si ribellarono. Così si comprò l’Ancona, appena scampato alla C2. Tre anni dopo era in serie A. Qui, però, deve aver raggiunto il suo livello d’incompetenza. Non tanto per il caso delle fidejussioni false per l’iscrizione al campionato 2003-04, quanto perché lui, venuto dalla gavetta, cominciò a comportarsi come il peggiore dei presidenti-padroni. Cacciò il tecnico Simoni che aveva conquistato la A, prese il secondo di Mazzone, Menichini, poi Sonetti, infine Galeone. Raccattò, in giro per l’Italia e per l’Europa, un plotone di ex giocatori che lo erano ancora solo per lui. Insomma, il passo più lungo della gamba, anche se, a suo dire, i soldi che doveva ricevere da Gioco Calcio non arrivarono mai. Minacciò pure uno sciopero, alla Gaucci. Ad Ancona, dove ha lasciato la società nel baratro (rischio terza categoria), nessuno lo rimpiange [...] è stato uno degli ultimi ruspanti di un calcio che non c’è più. Forse» (Roberto Perrone, ”Corriere della Sera” 8/8/2004).