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 2004  agosto 06 Venerdì calendario

PREZ-REVERTE Arturo Cartagena (Spagna) 24 novembre 1951. Giornalista. Scrittore • «Vent’anni passati da reporter sui fronti di tutte le guerre, autore di fortunati romanzi come Il maestro di scherma e Il club Dumas, appartiene alla razza dei giornalisti che in albergo ci vanno solo per dormire [

PREZ-REVERTE Arturo Cartagena (Spagna) 24 novembre 1951. Giornalista. Scrittore • «Vent’anni passati da reporter sui fronti di tutte le guerre, autore di fortunati romanzi come Il maestro di scherma e Il club Dumas, appartiene alla razza dei giornalisti che in albergo ci vanno solo per dormire [...] e che alle ”new analysis” compilate sui ritagli dell’’Herald Tribune” preferiscono il fango sulle scarpe [...]» (Giovanni Porzio, ”Panorama” 18/11/1999). «[...] Il più popolare degli scrittori aristocratici, l’inventore di best-seller colti che ha sfidato a duello la narrativa di consumo americana, il vendicatore letterario che, come il suo maestro di scherma, tiene a distanza a colpi di fioretto un presente che non gli piace [...] odia il termine artista, ama definirsi un artigiano. ”La letteratura”, dice, ”ha ancora una battaglia importante da affrontare, consolazione, spiegazione. analgesica. Ma una banda di teorici deficienti ha detto che è un’arte per pochi eletti e che deve divorziare dal mondo reale. Non è così, ma quest’idiozia ha causato la diserzione del pubblico dalla lettura e la vittoria della televisione”. Neppure il più nobile dei mass media è in grado, per Reverte, di competere con un un buon romanzo [...] I modelli narrativi di Reverte sono Stendhal, Dumas, Mann. [...] ”Gli scrittori devono imparare a rendere compatibile la cultura, la spiegazione del mondo e dell’essere umano che ci dà la storia, con le tecniche narrative moderne. Solo così possono raggiungere il mondo reale che c’è per strada. quello che cerco di fare. I miei non sono mai romanzi storici. La storia è un pretesto, una chiave per entrare nel cuore degli uomini e far loro capire il presente. Gli strumenti della letteratura orfana di memoria dei Paesi anglosassoni, nel thriller americano, perfino nel cinema, mi servono come cavallo di Troia, per rimettere in circolazione gli eterni temi e le antiche storie della nostra cultura, da Omero all’Ottocento”. Reverte non solo detesta la modernità, è anche disincantato e pessimista sulla storia. ”L’illuminismo ha affermato una cosa falsa, che l’uomo è buono ed è la società a renderlo cattivo. Che il mondo progredisce e va verso un’umanità migliore. Invece l’uomo è un perfetto figlio di puttana. La società a volte lo addomestica e lo rende civile. Ma quando le condizioni oggettive cambiano, quando il caos naturale della vita fa ritorno, prevalgono i soliti istinti: sopravvivenza, cibo, lussuria”. Reverte ha smesso di credere nelle battaglie collettive. ”Il XVIII secolo è stato quello delle idee, il XIX quello della speranza, il XX delle rivoluzioni e del loro fallimento. L’uomo entra nel XXI secolo sapendo che la rivoluzione è ormai impossibile. L’unica rivoluzione che ci attende è la vendetta di coloro che non hanno nulla. Una rivoluzione non ideologica, ma primitiva e primaria, che sarà terribile. Non invidio i miei discendenti. L’unica salvezza sarà individuale: pedoni isolati sulla scacchiera, che decidono di fare del loro piccolo spazio sulla tavola la loro dignità e la loro lotta. La loro unica trincea sarà la lucidità della memoria”. [...]» (Silvia Ronchey, ”Sette” n. 12/2003).