Varie, 6 agosto 2004
ZANZOTTO Andrea
ZANZOTTO Andrea Pieve di Soligo (Treviso) 10 ottobre 1921, Conegliano (Treviso) 18 ottobre 2011. Poeta. Durante la guerra partecipò alla Resistenza. Fortemente legato al suo territorio e a una natura che ha visto sempre più invasa e devastata, è uno dei poeti italiani che ha esplorato con più sapienza e coraggio le possibilità del linguaggio: ha infatti attinto - in tempi in cui non era consueto come oggi - a esperienze e discipline eterogenee - tra cui la psicanalisi. Tra i suoi volumi si segnalano «Il Galateo in bosco» del 1978, che per la collana dello Specchio raccoglieva gran parte di quanto pubblicato fino ad allora. Collaborò con Fellini per «La città delle donne» ed «E la nave va». Nell’83 ottenne il premio Librex Montale per la raccolta «Fosfemi» (“l’Unità” 27/1/2010) • «Una poesia spesse volte accusata di difficoltà, quella di Zanzotto. Sembra fin dalle origini [...] Alla zia Teresa, proprietaria di una cartoleria, la maestra del paese confessa che le poesie del nipote non si capiscono. Siamo nel 1951, il poeta ha appena pubblicato da Mondadori Dietro il paesaggio. La zia non demorde e al libro esposto orgogliosamente in vetrina aggiunge una fascetta: “Mio nipote scrive poesie che neanche le maestre riescono a capire” [...] Forse, come sostiene Nico Naldini, il senso ultimo dell’operazione di Zanzotto consiste nell’avere posto il suo mondo dialettale e provinciale al centro di una riflessione sulla cultura contemporanea che si serve dei referenti più sofisticati [...]» (Franco Brevini, “Panorama” 30/9/1999) • «Per anni ha insegnato nella scuola media, ha partecipato alla Resistenza, ha vissuto praticamente tutta la vita a Pieve di Soligo… Quasi tutto nella vita di quest’uomo è il contrario del mito del poeta maudit, l’inverso dello sregolamento totale e ragionato di tutti i sensi, della ribellione affascinata dal Male. Eppure, dentro questa normalità faticosissima e violando la regola miserabile di ogni estetismo, ha attraversato una saison en enfer inedita, privo dell’aura simil-eroica che protegge gli esteti […] La sua poesia si è mossa dentro traumi e bruciature, in un italietta perpetua rapinata del suo paesaggio fisico, minata in quello mentale eppure ancora colma di testi popolati di una bellezza abbagliante. È in questo purgatorietto incerto tra un Beckett del varietà e un Sordi metafisico che ha fatto di se stesso un esperimento che non è ancora finito» (Giuseppe Montesano, “diario” 5/10/2001).