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 2004  agosto 06 Venerdì calendario

RILEY Dawn. Nata a Detroit (Stati Uniti) nel 1964. Velista. Nel 1999 divenne la prima donna a comandare una barca di Coppa America (America True)

RILEY Dawn. Nata a Detroit (Stati Uniti) nel 1964. Velista. Nel 1999 divenne la prima donna a comandare una barca di Coppa America (America True). « stata la prima skipper che al timone di un equipaggio tutto femminile ha partecipato alla Whitbread, superselettiva regata intorno al globo. E nel 1993 non solo è stata il primo marinaio in gonnella ad affrontare la Coppa America, l’ha anche vinta a bordo di America3 che in finale ha sconfitto il Moro di Venezia. [...] Donna dagli occhi cerulei e la voce roca, dal sorriso dolce e i muscoli torniti [...]» (Elena Vaghi, ”Panorama” 28/10/1999). «[...] vinse la Coppa America nel 1992 a bordo di ”America3”, ha preso parte a due edizioni della Whitbread Round the World Races, dal 1995 al 2000 è stata coinvolta con le squadre americane di Coppa America arrivando in semifinale nel 2000 con America True. A lei si deve quella straordinaria vittoria, pur se inutile, che traghettò direttamente in finale Luna Rossa, a lei si deve quella vela gonfia di felicità e di orgoglio, fiera della sua scritta che inneggiava alla voglia di regatare. Nel 1999 fu velista dell’anno ma Riley è anche l’unica persona che ha preso parte a tre Coppe America, è consulente di numerosissime società, tiene conferenze e scrive libri, è team leader di K-Challenge. Non solo, gli studenti Mba hanno studiato il suo caso aziendale e la sua persona. Ecco lei è così, due spalle da lottatore e una forza morale incrollabile. Ma c’è di meglio. Cino Ricci, skipper di Azzurra, racconta di aver assistito a una gara a chi beveva più birra tra Chris e Riley in un bar di Punta de l’Este. Chris cadde a terra stecchito e Dawn prima finì il suo ultimo boccale, poi chiamò l’autoambulanza per l’amico. Sarà così perché saggiò la barca la prima volta a due giorni dalla nascita, sul lago St. Clair; è una che si concentra e va dritta al sodo. Non a caso si lascia guidare da una massima che pare un inno alla personalità: ”Credi in te stessa e non accettare alcuna costrizione, alcun limite. Se puoi sognare quello che vuoi puoi anche ottenerlo”. Mentre parla, racconta, guarda, impartisce ordini, soppesa, sorride: ” difficile, certo, in un mondo di uomini, soprattutto perché il lavoro mi segue ovunque. [...] ho cominciato a regatare che avevo 13 anni e mi sono fatta furba. Agli uomini devi spiegare chi sei, che cosa vuoi ma lo devi fare con attenzione per non urtare la loro suscettibilità. Allora evviva l’esperienza di ’America3’ quando avevo un team di donne, una sfida fantastica, importante, soprattutto per gli americani, far capire che le donne potevano proprio lì dove niente è facile”. Niente di facile ma lei ha una qualità in più, perché come dice suo fratello è estremamente furba e questo ne fa una concorrente pericolosa. ”Conosco quello che si deve e quello che si può. Puoi tranquillamente stare in barca, essere avanti con l’età e continuare ad andare a vela se hai la gioia fisica di farlo. Io non sono capace a stare intorno a un tavolo a dare ordini senza sporcarmi le mani; ho bisogno di mettermi tutto sulle spalle, di avere un occhio che spazia a 360 gradi, di impicciarmi di tutto quello che accade dalla poppa alla prua fino a terra”. [...]» (Michela Tamburrino, ”La Stampa” 17/10/2005).