Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2004  agosto 01 Domenica calendario

Zanzibar, Tanzania. Sono nell’isola arabo-africana per girare un documentario sulla storia degli abitanti originari del luogo

Zanzibar, Tanzania. Sono nell’isola arabo-africana per girare un documentario sulla storia degli abitanti originari del luogo. Come sapevo, parlano un loro dialetto swahili, l’idioma più diffuso in Africa orientale. Come non sapevo, scopro che nella loro lingua non esiste la parola ”storia”. Laddove è necessario usarla, nelle iscrizioni pubbliche, nelle targhe celebrative, sotto i monumenti commemorativi, spunta il latino ”historia”. Resto senza parole: come si fa a raccontare la storia di chi del vocabolo non conosce nemmeno l’esistenza? Di chi evidentemente nel corso della storia non ne ha mai sentito nemmeno la necessità? la prima volta che capito in un luogo senza storia, nel senso letterale del termine, perché in effetti l’unica storia qui è quella scritta nel tempo dagli arabi omaniti, dai portoghesi, dai tedeschi, dagli inglesi, dagli indiani. Con la loro presenza, i loro fatti e misfatti, soprattutto la tratta orientale degli schiavi africani a opera degli arabi. Per il resto qui non c’è stata e non c’è storia, se non quella degli altri. Anche le immagini da riprendere ne risentono: palazzi, fortini, templi fatti dagli altri. Per il resto la natura, per definizione senza storia, e tanti esseri umani senza un loro passato, un indefinito presente, uno sfocato, incertissimo futuro. Fine della storia.