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 2004  agosto 04 Mercoledì calendario

CAPROTTI

CAPROTTI Bernardo 7 ottobre 1925. Imprenditore. Fondatore di Esselunga. «Una specie di Enrico Cuccia della grande distribuzione» (’Panorama” 16/9/1999) • «[...] è il padrone della catena di supermercati Esselungache conta su 129 punti vendita in 27 province italiane. Per chi non vive in Lombardia, Toscana, Piemonte ed Emilia questo nome significa poco, ma per i cittadini di quelle regioni, e per i lombardi in particolare, Esselunga identifica il concetto stesso di supermercato. [...] Caprotti è in guerra aperta con il mondo delle Coop. Egli ritiene che le Coop stiano cercando in tutti i modi di ostacolare la sua attività di imprenditore libero, e di condizionare eventuali tentativi di alleanze internazionali. L’argomento usato dalle Coop è quello della difesa del mercato italiano. Se un altro pezzo della grande distribuzione finisse in mani straniere – questa sarebbe la tesi anticaprottiana – si rafforzerebbero i produttori d’oltreconfine legati ai distributori. Così [...] con una tecnica ipertrasparente sul tipo di quella con cui Mittal e Severstal si sono contesi Arcelor sul mercato dei media francesi – ha acquistato pagine pubblicitarie su una quarantina di quotidiani per rivendicare il diritto di fare ciò che vuole della propria azienda, quindi anche venderla ad acquirenti esteri, spiegando come la proprietà della grande distribuzione non implichi la vendita di prodotti non italiani. E visto che c’era ha ribadito che nelle regioni in cui le Coop hanno il predominio di mercato i prezzi sono più elevati di quelle in cui è presente Esselunga. Il tutto su uno sfondo azzurro (cielo) e firmato con un ”Concorrenza e Libertà” che lascia poco spazio all’interpretazione politica. [...] Caprotti [...] ha estromesso i suoi tre figli dalla società, liquidandoli con 450 milioni di euro. A partire da questa decisione tra gli operatori del settore si è aperta la corsa all’acquisto di questo gruppo che ha fatturato 4,36 miliardi di euro nel 2005 [...] La leggenda vuole che Caprotti [...] avesse chiuso la vendita di Esselunga con gli americani di Wal-Mart e che abbia stracciato il forcontratto un attimo prima di firmarlo. La leggenda o il racconto protetto dal più completo anonimato sono le uniche fonti di notizie su Caprotti. Facendo una ricerca nell’archivio Ansa, dal 1981 a oggi, risultano solo sette notizie che riportino delle dichiarazioni di Caprotti ma sempre rilasciate tramite comunicati stampa. Il resto è affidato al tam tam dei racconti dai quali emerge il ritratto di un uomo di altri tempi capace di far convivere la severità del capo azienda con alcuni atteggiamenti naif. Chi è passato nella sua sala d’attesa racconta che vi sono due quadri antichi, cosa assolutamente comune. Insolito, però, è che siano protetti da un cordone, come avviene nei musei, e da un allarme sonoro che prega il visitatore di allontanarsi qualora si fosse avvicinato eccessivamente. Chi lavora con lui lo descrive capace di capire a occhio se la scorta di un certo prodotto sia in grado di coprire il fabbisogno giornaliero del supermercato. Scrive tutto a mano e non rinuncia a girare in azienda con il cartellino identificativo ben in vista. Il mito di Caprotti è diventato leggenda [...] quando decise di licenziare il figlio Giuseppe, che ricopriva la carica di amministratore delegato. Un giorno di aprile del 2004, si racconta, Bernardo Caprotti convocò in azienda 13 dirigenti della prima linea di comando. Li aspettò nella sala del Consiglio. Una volta entrati li pregò di spegnere i telefoni cellulari e di riporli sul tavolo. Dopodiché annunciò loro che da quel momento non lavoravano più in azienda e che sarebbero stati accompagnati a casa da altrettanti autisti che li aspettavano con i motori già accesi. Alcuni giorni dopo anche il figlio fu sollevato dall’incarico. I motivi di questo big bang non furono mai chiariti. Ci sono due correnti di pensiero. I maligni affermano che i dirigenti e il figlio siano stati allontanati perché colpevoli di avere acquistato prodotti, in particolare frutta e verdura, non all’altezza degli standard, con il conseguente sospetto di avere perseguito interessi personali. Altri sostengono che il padre abbia scoperto un piano del figlio e del management per rilevare l’azienda. Da allora è apparso chiaro che in futuro Esselunga avrebbe avuto un nuovo padrone. [...] oltre a liquidare i figli, la società ha fatto una serie di scelte, come lo scorporo degli immobili, che di solito precedono la vendita o la quotazione in Borsa, scenario quest’ultimo ritenuto più probabile di un’eventuale cessione a terzi da fonti vicine a Caprotti. Da allora il pressing del mondo cooperativo, e della sinistra in generale è aumentato attraverso dichiarazioni pubbliche in cui si esprimono timori per un’eventuale cessione all’estero di Esselunga. Ad animare questa fortissima moral suasion sono principalmente i Ds che vedono nell’acquisto di Esselunga da parte delle Coop l’occasione per l’avvio del riscatto cooperativo dopo la fase di incertezza seguita alla fine del consortismo e alla conseguente battuta d’arresto per le mire finanziarie di quel sistema. Come accadde quando cercarono di orchestrare l’acquisto di Parmalat, ormai risanata, da parte dell’indebitata Granarolo, gli strateghi della Quercia, però, hanno fatto male i conti. In entrambe le partite il principale ostacolo politico è un fattore umano. Nella vicenda Granarolo-Parmalat furono sconfitti da Enrico Bondi, che dimostrò come i timori di una scalata a Parmalat fossero infondati, bloccando così un’offerta di salvataggio da parte di Granarolo. Con Esselunga hanno fatto un altro errore di valutazione. Caprotti pretende e ottiene la più totale e cieca fedeltà dai suoi dipendenti e ha una certa allergia per tutti i burocratismi e le lungaggini delle dinamiche sindacali. Chi lo conosce sa che mai nella vita cederebbe la sua azienda, creata nel 1957, alle Coop, tanto che un banchiere d’affari che sta seguendo l’operazione ha definito le ambizioni del sistema cooperativo su Esselunga con un tranciante ”Ds su Marte”. Per lungo tempo Caprotti è stato un elettore e amico di Silvio Berlusconi. Il Cav. lo ammira non solo per la tempra e le capacità manageriali, ma anche perché è riuscito in un settore in cui lui ha fallito. I rapporti fra il Cav. e Caprotti però da un po’ di tempo tendono al freddo, tanto che in occasione delle ultime politiche il padrone di Esselunga ha organizzato una cena elettorale per Pier Ferdinando Casini. Alla base del raffreddamento dei rapporti, secondo alcuni, vi sarebbe l’offerta giunta da parte del Fondo Clessidra dell’ex Mediaset Claudio Sposito, vissuta come un tentativo indiretto del Cav. di far entrare Esselunga nella sua ottica. Secondo altri osservatori, i due sono semplicemente troppo simili per potersi amare. Quel ”Concorrenza e Libertà” che chiude l’avviso a pagamento di Esselunga è comunque un chiaro riferimento alla CdL e intercetta una ribellione al dirigismo dell’esecutivo che ha già portato alle polemiche dimissioni di Tronchetti Provera nella vicenda Telecom e alla causa per danni dei Benetton all’esecutivo per Autostrade» (’Il Foglio” 7/11/2006) • «Per chi lo conosce assomiglia più ad un attempato conservatore inglese che a un self made man lombardo. Di sicuro a [..] ”mister Esselunga”, uno dei protagonisti della grande distribuzione italiana, non manca un’affilata verve polemica. E un avversione al limite del ribrezzo per tutto quanto, anche lontanamente, odori di sinistra. A cominciare dalle Coop [...] Insomma, lui, Caprotti, non venderà mai la sua creatura a quei comunisti delle Coop [...] Secondo l’imprenditore lombardo ”il disegno di Coop di acquisire Esselunga, mascherato dietro una strumentale difesa dell’italianità è in realtà quello di eliminare il concorrente più temibile, la catena di supermercati che ha i prezzi più bassi d’Italia, come autorevolmente rilevato da organi indipendenti. Laddove Esselunga non è presente con suoi supermercati Coop può praticare prezzi superiori a quelli di Esselunga”. [...]» (Giorgio Lonardi, ”la Repubblica” 21/10/2006) • «[...] Vigoroso, scattante e polemico a dispetto dell’età, Caprotti si comporta sempre di più come leader politico, oltre che come capo azienda. E qualcuno comincia a crederci. [...]» (Giorgio Lonardi, ”la Repubblica” 7/11/2006).