Varie, 4 agosto 2004
JOSI Luca
JOSI Luca Albenga (Savona) 13 novembre 1966. Produttore tv. Fondatore della Einstein Multimedia. «In passato craxiano di ferro e leader dei giovani socialisti, è stato il giapponese, ultimo fedelissimo di Bettino Craxi, fino alla dissoluzione. “Il mio partito non c’era più e mi sono inventato un mestiere. Quella è stata una storia tragica e grandissima, in cui ho visto il meglio e il peggio che possono dare gli uomini. Avevo 25 anni e tutto questo mi ha segnato. Oggi ci sono molti che riscoprono il passato ma non vogliono pensare che a difendere Craxi, fino all’ultimo, hanno dovuto pensarci ragazzi di vent’anni, e non loro” [...] Va da sé che quella storia ha quasi traslocato in tv [...] la Endemol Italia ha avuto in Stefania Craxi e nel marito Bassetti i protagonisti principali [...] “[...] siamo una sorta di nuova Lotta Continua, ma in tv”» (Antonio Dipollina, “la Repubblica” 4/8/2004) • «C’era anche lui, all’uscita dall’hotel Raphael, il giorno delle monetine. Stava accanto a Bettino Craxi, quando una pioggia di spiccioli e sputi raggiunse il leader del Psi. Un lancio colpì anche lui, alla fronte. Erano i giorni caldi di Tangentopoli. Fuggivano i capi del Garofano, i cortigiani dei tempi belli, i nani e le ballerine. Al fianco del capo erano rimasti solo i figli e un giovanotto genovese, magro e allampanato, leader dei giovani socialisti, Luca Josi. Il ragazzo del bunker di Bettino. [...] all’inizio degli anni ’90 pasdaran anti-Mani Pulite, denunciato per vilipendio nei confronti del presidente Scalfaro (“la sua ipocrisi è siderale”, disse), fondatore del movimento “Giovine Italia” e dell’omonimo mensile che ospitava irriverenti sondaggi sulla popolarità di Bobbio, rubriche intitolate “Toga Nostra” e lunghe interviste con l’uomo di Hammamet [...] Degli anni di Craxi rimangono tanti ricordi e una grande nostalgia. “Fu Giuliano Amato a presentarmelo, al congresso di Bari. Successivamente ho fatto la spola tra i due che non si parlavano più. Craxi chiudeva il giudizio su una persona cinque secondi dopo averla conosciuta. Essere nostri amici significava superare tutti i luoghi comuni. [...] I politici di professione sono diecimila, solo tre o quattro sono davvero indispensabili, gli altri si affannano per dimostrare di esserlo. Ho lasciato perché non mi andava di fare il più craxiano dei craxiani e perché ho una memoria estremamente fotografica. Non si fa politica con il risentimento” [...]» (Marco Damilano, “Sette” n. 46/2001).