L’Indipendente 25/07/2004, 25 luglio 2004
l’avventura della reconquista L’iconografia di Santiago Matamoros è molto diffusa e perfettamente definita
l’avventura della reconquista L’iconografia di Santiago Matamoros è molto diffusa e perfettamente definita. Il santo è a cavallo, con in testa il cappello a falda larga tipico del pellegrino, e brandisce una lunga spada dalla lama ondulata, come quella dei kris malesi. Sotto gli zoccoli del cavallo sta il moro sconfitto. Qualche mese fa i custodi della Cattedrale di Santiago hanno dichiarato l’intenzione di togliere dall’edificio sacro una delle raffigurazioni del santo in questo atteggiamento allo scopo di simboleggiare una volontà di pace. Le immagini di questa natura sono comunque molteplici e non sembra che si voglia spostarle tutte, l’intento non è di rimozione della memoria quanto quello di fornire un segno, di manifestare un evangelico desiderio di riconciliazione. Il processo della Reconquista si completa nel 1492, con la presa di Granada, ultima città araba a entrare nei domini de Los Reies Catolicos, come sono chiamati Isabella di Castiglia e Fernando d’Aragona che, con il loro matrimonio, hanno posto le basi per la riunificazione della penisola iberica. Pochi anni prima una stremata Bisanzio è stata conquistata a sua volta dai turchi ottomani e lo stesso regno di Gerusalemme è scomparso. L’avventura della Reconquista è complessa e articolata, con alleanze fra mori e cristiani e repentini cambiamenti di campo. Lo stesso Cid, eroe della guerra, combatte sotto bandiere diverse, ma il motore economico e culturale della vicenda si situa in Castiglia e nel Leon, lungo la valle del Dauro, ossia sul percorso del Cammino di Santiago, la cui difesa, o meglio la difesa dei pellegrini che lo percorrono, diviene compito e privilegio condiviso fra l’aristocrazia locale e gli ordini religiosi che si sono affermati come rifondatori della Chiesa, sconfiggendo i movimenti pauperisti sorti all’inizio del secondo millennio. Significativa è la spinta proveniente da oltre i Pirenei, ben riconoscibile nelle architetture delle chiese e delle abbazie, dove si avverte l’influenza francese. Il Cammino, con le due origini parigina e romana, costituisce una sorta di asse di penetrazione della cristianità nella penisola iberica; la sua difesa e il suo controllo rappresentano lo strumento per garantirsi una presenza in quelli che sono i territori di espansione culturale e economica dell’Europa medievale. Il movimento crociato non si esaurisce nell’esperienza della Terra Santa, ma innerva la spiritualità dell’epoca di transizione alla nuova era e si mescola con spinte diverse. Le navi di Cristoforo Colombo, che parte alla scoperta del ”nuovo mondo” nell’anno della conquista di Granada, hanno sulle vele il simbolo della croce perché anche la sua impresa partecipa di quella tensione, anche se la declina in maniera particolare. L’incontro con gli indigeni d’America viene interpretato da molti, soprattutto nella prima fase e all’interno degli ordini religiosi, come una missione di evangelizzazione collegata con l’affermazione della Cristianità sollecitata fino a quel momento nelle forme della crociata. Il non fedele sostituisce l’infedele, mentre la missione prende il posto della guerra.