varie, 30 luglio 2004
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YEAWORTH Irwin S. Berlino (Germania) 14 febbraio 1926, Amman (Giordania) 19 luglio 2004. Regista • Il suo nome è poco noto ma il suo film più famoso è diventato un cult: The Blob del 1958, su un misterioso fluido gelatinoso, una forma di vita aliena che fa strage in una cittadina americana
YEAWORTH Irwin S. Berlino (Germania) 14 febbraio 1926, Amman (Giordania) 19 luglio 2004. Regista • Il suo nome è poco noto ma il suo film più famoso è diventato un cult: The Blob del 1958, su un misterioso fluido gelatinoso, una forma di vita aliena che fa strage in una cittadina americana. Cristiano devoto, laureato alla Pennsylvania University e la scuola di teologia della Temple University, debuttò alla regia nel 1949 e si dedicò a produzioni educative. Componeva musica religiosa e organizzava tour in Medio Oriente. Blob fu scelto come marchio da Enrico Ghezzi per la striscia di RaiTre. «Blob, il fluido vitale che tracima da ogni dove e invade ogni cosa. Blob, il film di culto che tutti gli amanti del cinema horror conoscono a memoria. Blob, la sigla del programma tv inventato da Marco Giusti e Enrico Ghezzi, che utilizza i più diversi spezzoni delle più diverse trasmissioni per comporre una miscellanea per molti aspetti sensazionale. Infine blob, sostantivo entrato nell’uso comune per indicare qualcosa di strano, geniale, corrosivo, sorprendente, o anche solo inconsueto. [...] un film di fantascienza realizzato con pochi mezzi e in fretta, come se ne giravano negli anni 50 negli Stati Uniti. Ma a differenza di quelli, spesso intrisi di spirito antisovietico e, fra le righe, di propaganda ideologica, un film più intrigante, anche più terrorizzante. Perché Blob descrive la vita tranquilla di una cittadina della provincia americana a poco a poco sconvolta dalla apparizione di un misterioso fluido gelatinoso, strisciante, una specie di lava rossa che tutto travolge. Ed è questa presenza, di una forma di vita aliena sconosciuta e spaventosa, che trasformò un film di serie B in una immagine di culto. Yeaworth, che era un cristiano praticante e si era laureato in teologia, aveva già diretto altri film, dedicandosi soprattutto al genere educativo e, più tardi, alla musica religiosa, organizzando anche, da molti anni, viaggi culturali in Medio Oriente. Ma è a Blob, paradossalmente, che è legato il suo nome. Non tanto, forse, per il valore artistico e spettacolare, quanto piuttosto perché è l’emblema stesso di quella che possiamo definire una trasgressione. Blob come sinonimo di atteggiamento provocatorio» (Gianni Rondolino, “La Stampa” 30/7/2004). «Ha diretto pochi lungometraggi, cinque. Tre di essi, nel 1958, 1959, 1960, con lo stesso produttore, Jack H.Harris (attenzione, lo troveremo quasi vent’anni dopo dietro gli esordi particolarissimi di un Carpenter e di un Landis). Il primo è uno dei cultmovies più eccentrici della storia del cinema, The Blob. Film breve inerte inane (come la provincia pennsylvanica in cui è ambientato e girato e prodotto, un esempio perfetto di film indipendente off-Hollywood), straordinario proprio per la tranquillità con cui un film ”giovanile”, senza trasgressioni narrative né estremismi visivi e anzi dipanandosi nel tono medio di un piccolo telefilm morale, muta la propria normalità nella “forma senza forma” cui allude il titolo (ovvero il ”fluido mortale” del sottotitolo italiano; quale toccante banalità sociologica se lo avessimo adottato anche noi). [...] Non era suo, il soggetto, e lui preferiva la musica, e da buonissimo cristiano guidava il coro della chiesa presbiteriana locale, e certo amò di più realizzare le centinaia di filmati promodidattici religiosi cui si dedicò in seguito» (Enrico Ghezzi, “la Repubblica” 30/7/2004).