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 2004  luglio 29 Giovedì calendario

Raimi Sam

• Franklin (Stati Uniti) 23 ottobre 1959. Regista • «Ha l’aria di un bravo bambino paziente, modesto, che aspetta di entrare a Messa. Ma subito ci si rende conto che Sam Raimi, quello che chiamano “il Chuck Jones dei film dell’orrore”, non corrisponde all’immagine che ci si fa dei registi hollywoodiani: “Sono nato in una famiglia di classe media del Michigan - dice - eravamo cinque fratelli, mia madre ci ha insegnato il rispetto per la musica e mio padre ha insistito perché io facessi studi di letteratura e storia, ma niente nella mia vita mi predestinava a fare carriera nello spettacolo”. La passione per il cinema non è nata vedendo questo o quel capolavoro: “È stato mio padre che mi ha influenzato senza volere. Faceva dei filmini amatoriali a 16 mm e un giorno ha filmato il mio compleanno. Poi ha invertito le sequenze e prima si vedevano i miei amici che se ne andavano, poi io che tagliavo la torta. Rimasi affascinato. Come i Fratelli Lumière e George Meliès avevo capito che si poteva catturare la realtà e cambiare il corso del tempo: pensai che il cinema era sovrannaturale, un regalo degli dei. Non mi sono ancora rimesso da quella meraviglia [...] Ecco perché ho debuttato con i film dell’orrore. Questo genere non mi piace particolarmente, anzi mi fa paura, ma per un cineasta debuttante è un laboratorio perfetto per imparare a emozionare il pubblico, provare effetti di luci e movimenti di telecamera, imparare l’impatto di un piano, di un montaggio”. Sam Raimi ha incominciato con filmini in Super8. Il suo primo lungometraggio La casa, diventato un film culto, ha accumulato sventramenti, decapitazioni, mutilazioni varie senza che il regista si prendesse mai troppo sul serio. Faceva spuntare fiotti di emoglobina delle tubature di una casa, trucidava zombies a gogo con un senso di derisione cui la censura non fu affatto sensibile. Aveva addirittura creato un sangue visibilmente falso per attenuare il senso di nausea degli spettatori. “Il mio sangue personale. Ho la ricetta! Una mistura di estratti di mais, latte, caffè e coloranti. Un giorno a New York ho sentito urlare una donna. Mi sono precipitato, ho visto una porta aperta sono entrato tremando. La casa era buia. Silenzio pesante. Ho urlato: ’C’è qualcuno?’ Mi ha risposto un gemito. Temevo di incontrare un assassino ma coraggiosamente ho acceso la luce. Una donna giaceva ai piedi del suo letto, il cranio aperto. Un mobile le era caduto addosso. Sapete cosa ho pensato nel vederla giacere nel suo sangue? Che il sangue dei miei film non era del colore giusto! E infatti poi ho aggiunto del caffé”. Il seguito della carriera di Sam Raimi resta umile: tra un seguito di Evil Dead, una Armata delle tenebre che orchestra una sarabanda di scheletri ai tempi di Re Artù, un Darkman desideroso di cambiar pelle, produce delle serie tv Ercole e Xena e un film di John Woo (Caccia all’uomo), lavora come sceneggiatore insieme con i fratelli Coen e realizza un western con Sharon Stone (Pronti a morire) e Gioco d’amore dove Kevin Costner fa la parte di un campione di baseball sul viale del tramonto. Già si profila la problematica di Spiderman: qual è il prezzo da pagare per venir considerati eroi? Per l’adattamento cinematografico del fumetto di Stan Lee erano stati contattati anche James Cameron e David Fincher: venne scelto Raimi perché conosceva bene le imprese dell’Uomo Ragno: “Merito del mio fratello maggiore, che me lo aveva fatto conoscere da quando avevo sei anni”. A modo suo si è identificato con l’eroe: “Ho passato la mia vita professionale a ripetermi che la celebrità non è l’elemento essenziale di una carriera, a rimanere un artigiano, a occuparmi di mia mogli e dei miei bambini; ma poi è arrivato un momento in cui ho sentito il bisogno di riempire questa conchiglia vuota che era la mia conoscenza tecnica, di trovare un senso al mio lavoro. Quello che mi interessa del personaggio di Peter Parker è l’idea che qualsiasi potere comprende delle responsabilità. Lui in un primo momento è immaturo, cerca di rovesciare le responsabilità sugli altri e non pensa che al suo benessere egoista. Ma non è una buona scelta. L’importanza nella storia non è il suo combattere contro i cattivi, ma il suo combattere contro se stesso. Ha un problema di coscienza. Non ci dorme. È umano. Superman, lui, non avrebbe certo problemi di insonnia”. Due giustizieri, due diverse politiche. Superman affronta a testa bassa la lotta contro il Male che viene da fuori, Spiderman aguzza gli occhi per capire qual è il senso della sua missione. “Come lui anche io sono continuamente davanti a un dilemma. Quando sono testimone di un’aggressione verbale, per esempio, intervengo per proteggere la persona ingiuriata? O me ne resto zitto, geloso della mia sicurezza? Spesso devo ammettere che me ne sto nascosto. E questo non mi piace. Spiderman ci obbliga a renderci conto che tutti noi potremmo essere più nobili, più altruisti. Ci mostra come dovremmo essere, piccoli eroi anonimi capaci di trovare in noi stessi il coraggio e la dignità che pensiamo di non avere. L’ho voluto apposta maldestro, in preda al dubbio”. Questa visione del personaggio non ha convinto tutti i membri del fan club di Spiderman, che hanno denunciato su internet alcune infedeltà al fumetto. Raimi non se ne cura: “I critici di professione mi interessano. Le reazioni del pubblico sono fondamentali. Mi siedo spesso in un cinema per sentirle. Ma diffido degli specialisti”» (Jean-Luc Douin, “La Stampa” 29/7/2004).