Varie, 29 luglio 2004
Tags : Anita Desai
Desai Anita
• (Anita Mazumdar) Mussoarie (India) 24 giugno 1937. Scrittrice • «Padre bengalese e madre tedesca [...] nemmeno trentenne esordì nella narrativa con i suoi primi luminosi racconti [...] Come nei romanzi di Virginia Woolf, i suoi personaggi celano dietro chiacchiere mondane una profonda riflessione su se stessi e la società che li circonda [...]» (Sandra Petrignani, ”Panorama” 18/2/1999) • «’Per me essere una scrittrice in India ha significato condurre una vita segreta, quasi una doppia vita. La società intorno mi ha reso la vita non semplice. Erano tutti un po’ disturbati dal fatto che ci fosse una donna che esprimeva un’opinione e che dipingeva un quadro che nessuno voleva fosse dipinto così”. [...] Nata a Mussoarie, nel 1937, da madre tedesca e padre bengalese, la Desai studia a Delhi, dove si laurea in letteratura inglese. Comincia a scrivere all’età di sette anni e pubblica il suo primo racconto a undici. Attualmente vive tra gli Stati Uniti e il Messico, Paese che le ricorda l’India ”per i colori e per la malinconica allegria dei suoi abitanti”. Le sue sono storie di donne, uomini e bambini alle prese con un mondo che si trasforma, nascono da un intreccio di valori in conflitto, assumendo spesso le tinte di drammi solitari, di fughe ambiziose, di difficili ritorni. Tra le opere tradotte in italiano ricordiamo Notte e nebbia a Bombay (1992), con protagonista un ebreo berlinese che viene catapultato nell’India degli anni Quaranta travolta dall’odio razziale e dalla guerra, Chiara luce del giorno (1999), un’analisi della vita di una famiglia borghese in una casa della vecchia Delhi, tra gli ultimi anni del dominio britannico e i primi decenni dell’Indipendenza, Digiunare divorare (2001), storia di un fratello e una sorella che vivono nella periferia americana e nella provincia indiana, e dei loro malesseri familiari, simili nonostante le lontananze geografiche e culturali. [...] Viaggio ad Itaca, storia di un uomo insoddisfatto che parte alla ricerca di un qualcosa di più profondo. [...] ”La letteratura indiana riflette la situazione attuale della nostra società. Non mi pare che ci siano nuove idee alla base dei romanzi degli scrittori emergenti, si parla sempre dei vecchi temi, come la posizione della donna nella società, la corruzione, la criminalità. Anche la letteratura riflette questo desiderio di cambiamento, che è sempre associato all’altro sentimento che è l’’amore per la tradizione. La letteratura racconta di donne che tentano di essere indipendenti e di altre che vogliono soprattutto essere ”buone madri’ e ”buone mogli’. [...] Scrivere è portare alla luce il mondo profondo, la ricerca interiore. C’è molto frastuono, molto rumore, nel mondo esterno. La scrittura è un modo per ritornare alla nostra interiorità, al nostro microcosmo, e rifletterlo all’esterno. Un modo per aiutarmi a trovare un significato nella realtà che stiamo vivendo. Quando scrivo, tutta la la confusione circostante si perde, svanisce, e riesco a individuare le vere linee che compongono il progetto del mondo e anche a capire meglio le persone che mi circondano”» (Emanuele Rebuffini, ”Avvenire” 19/6/2005).