varie, 28 luglio 2004
FORLEO
FORLEO Francesco Torino 13 novembre 1941. Questore. Condannato a sei anni e sei mesi per l’omicidio (colposo) del contrabbandiere Vito Ferrarese (14 giugno 1995). « un genovese orgoglioso e dignitoso. Di quella dignità mai ostentata, che forse lo ha salvato, ma che certo, dal 28 novembre 1998, giorno in cui si svegliò da questore di Milano e si addormentò da detenuto in una cella del carcere militare di Forte Boccea, gli ha impedito di cedere di schianto sotto il peso di un’accusa che vale l’ergastolo. Sospeso dal servizio, quindi collocato in un polveroso angolo del ministero (’consigliere presso gli Istituti di istruzione”), dimenticato dagli uomini, almeno quelli che contano [...] ”Non ho mai chiesto niente, ma tutti sanno quanto ho dato alla Polizia, quanto ami questo lavoro e che non fu certo una mia scelta lasciare la questura di Milano ed entrare in una cella per un reato che non ho mai commesso [...] La notte in cui morì Ferrarese non feci né più e né meno che il mio dovere. L’ho detto migliaia di volte, inascoltato: nel giugno del ’95, a Brindisi, era in corso una guerra. Gli scafisti non erano un problema di ordine pubblico, erano un’emergenza che atteneva alla sicurezza nazionale. Nell’inseguire quello scafo, rispettai le leggi. Feci fuoco a scopo intimidatorio, per interrompere la corsa di un’imbarcazione contrabbandiera che non aveva rispettato l’ordine di arrestarsi. Scelsi di essere accanto ai miei uomini e non in un ufficio. Forse non piacque quel mio modo di intendere il ruolo del questore [...] Che non mi credessero i pm quando dicevo che avevo visto i colpi della mia Beretta schizzare in acqua lo posso anche capire. Capisco molto meno perché non mi abbiano creduto i miei ex compagni dei Ds, amici con cui ho fatto politica per una vita, con cui ho condiviso due legislature in Parlamento, che conoscevano il sottoscritto, i suoi princìpi. E capisco poco anche l’atteggiamento degli allora vertici dell’Amministrazione [...] L’atteggiamento dei pm nella mia vicenda è un’altra cosa. Quei due sostituti neppure immaginano le sofferenze morali che hanno inflitto ai miei familiari, a mia figlia in particolare”» (’la Repubblica” 19/2/2002).