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 2004  luglio 27 Martedì calendario

Mitterrand Mazarine

• Avignone (Francia) 18 dicembre 1974. Figlia di Francois e di Anne Pingeot, funzionaria del museo d’Orsay. Per vent’anni fu considerata una specie di “segreto di Stato”, anche se molti a Parigi sapevano della sua esistenza. Solo nel 1994 “Paris match” pubblicò le sue prime foto. Da allora fu al fianco del padre, fino alla morte (Fabrizio Coisson, “Panorama” 12/11/1998) • «[...] un’infanzia e di un’adolescenza spese nascondendo l’identità del padre, che aveva 58 anni quando lei nacque. Anne, la madre, è curatrice al Museè d’Orsay di Parigi e non ha mai parlato della sua relazione con Mitterand. Scrittrice e professoressa di filosofia, Pingeot ha la mascella del padre e il suo sguardo diretto ma nulla del suo regale distacco. [...] Il suo primo ricordo del segreto che circondava la famiglia risale a quando aveva sei anni, poco dopo la prima vittoria elettorale di Mitterand, nel 1981. A scuola proclamò: “Mio padre è il presidente della Repubblica”. Un insegnante telefonò a sua madre, per dirle che la figlia era una bugiarda patologica. “È curioso. - racconta - I miei genitori non mi hanno mai vietato espressamente di parlare di mio padre. Ma vedevo che mia madre non lo nominava mai con i conoscenti e seguivo il suo esempio”. Sui moduli che compilava a scuola alla voce “professione del padre” scriveva avvocato o scrittore. Uscire a passeggio con i genitori era un azzardo. “Ero terrorizzata all’idea che mi vedessero con mio padre e facessero due più due. I miei genitori erano del tutto rilassati ma io li fermavo quando eravamo troppo vicini alle case dei miei amici. Era vitale per me mantenere il segreto. Per me era un segreto di stato”. Malgrado la carriera come capo di stato e il fatto che avesse un’altra famiglia, Danielle, sua moglie e due figli, Mazarine ricorda Mitterand come un padre amorevole, che passava con lei tutto il tempo possibile. Cominciò a vivere con lei e la madre poco dopo essere stato eletto per la prima volta, andava a pranzo da Danielle una volta la settimana, la domenica sera. Durante il giorno la chiamava spesso al telefono. Ma non l’ha mai vissuto come un padre intrusivo. “Si accertava che le guardie del corpo mi seguissero ovunque, ma non interferì mai con i miei primi filarini. Tutto ciò che mi disse, scherzando a metà, fu che probabilmente mi sarei innamorata di qualche idiota che mi avrebbe fatto soffrire”, ricorda. Durante le vacanze nella loro casa di campagna di Gordes, nel Sud della Francia, Mitterand voleva che lei e la madre, arrivando, abbracciassero tre alberi di limone nel giardino. “Amava molto i rituali, dovevamo dire ’buongiorno’ e ’arrivederci’ agli alberi. Aveva un’intesa speciale con la natura”, rammenta. Tra i ricordi più intensi che ha del padre c’è la sua preoccupazione per la morte. Da adolescente ebbe bisogno di un apparecchio per i denti ma Mitterand le permise di tenerlo solo su quelli inferiori. “Disse che aveva paura di morire portando con sè quella brutta immagine di me”. “Più tardi, quando si ammalò, era ossessionato dalla morte e ne parlava spesso. Io ne soffrivo. Non voglio dare l’impressione di autocommiserarmi, ma sono sempre stata consapevole del fatto che nulla è per sempre, non è divertente”. I contatti ufficiali con il presidente Mitterand erano dolorosi per Mazarine. Nelle rare occasioni in cui era invitata all’Eliseo non si sentiva mai a suo agio. “Gli piaceva avermi lì. - dice - D’estate pranzavamo in giardino e mi mostrava gli appartamenti privati che aveva fatto ridecorare da artisti contemporanei. Per lui era un gioco, credo, ma ero continuamente a disagio, mi sentivo come un ladro”. Una mattina, lei aveva 19 anni, Mitterand la chiamò per dirle che “Paris-Match” stava per rivelare la sua esistenza dopo che un paparazzo li aveva fotografati insieme al ristorante. È ancora sconvolta da quell’episodio. “Dopo - dice - tenni a lungo le imposte sempre chiuse. Mi sentivo così esposta, così insozzata che facevo continue docce”. [...] È turbata dalle voci diffusesi dopo la morte di Mitterand secondo cui la moglie e l’amante non erano le uniche donne della sua vita e lui aveva una intera fila di conquiste? Mazarine sorride maliziosa. “Bene, sono curiosa di sapere che cosa ha combinato”, risponde. Bravo papà? |”Più o meno. Non mi pare che ciò metta in discussione nulla, quindi non m’importa, anzi, lo trovo interessante. Forse è una caratteristica negativa dei francesi, trovare attraenti i seduttori”, ammette. Ma aggiunge che soffrirebbe se la madre si sentisse tradita dalle sue avventure. L’unica tensione di questo genere a cui Mazarine ha assistito fra i suoi genitori era quando Mitterand partecipava ai viaggi ufficiali accompagnato dalla moglie. In quei periodi sua madre non voleva parlargli al telefono. In casa non si parlava mai dell’altra famiglia di Mitterand. Presentò sua figlia a Danielle solo una volta, a una festa, ma le due non trovarono nulla da dirsi. Prima di morire di cancro, diede istruzioni precise per il funerale nel paese natale di Jarnac, nel Charente e il risultato è stato immortalato dai giornali di tutto il mondo. La fotografia raffigurava le tre donne della sua vita - Mazarine, sua madre e Danielle - una di fianco all’altra di fronte al feretro. “Per me era del tutto normale. Ecco, sarebbe stato terribile non essere lì”, dice. Tornò a Parigi sull’aereo militare che portava il feretro con i due figli legittimi e il cane Baltique. Poco prima della morte Mitterand le chiese di diventare custode del suo lascito. Lei si era inquietata. “Non me ne importa un accidente, non voglio parlare di questo”, gli aveva detto, rifiutando di affrontarne la morte imminente. Ma poi gli promise che avrebbe assolto a quel compito. Dalla morte del padre Mazarine dirige l’istituto Francois Mitterand, che amministra i suoi archivi e coordina la ricerca sulla sua presidenza, ma insiste nel dire che non sarà mai un lavoro a tempo pieno. Vuole fare la sua vita e, a parte questo, è riluttante a farsi trascinare nella violenta disputa sul suo lascito. “Mio padre aveva relazioni conflittuali con i media e ogni volta che ho fatto qualcosa - il mio primo libro, il mio primo lavoro come insegnante - mi si è rovesciata addosso questa valanga di odio. È dura essere odiata da tanta gente che nemmeno conosci”. I critici letterari furono particolarmente sgradevoli a proposito del suo primo libro, Premier Roman (Primo Romanzo, edito in Italia da Rizzoli n.d.r.): uno scrisse che sarebbe stato crudele persino citarne delle frasi. Alla domanda se giustifica automaticamente tutto ciò che ha fatto suo padre, compreso l’uso di un’unità anti-terrorismo all’Eliseo per monitorare dozzine di scrittori, giornalisti, politici, ecc., ha parole di critica e di assoluzione allo stesso tempo. Se si fosse diffusa la voce della sua esistenza, dice, poteva essere rapita. E lo scrittore Jean-Edern Hallier, che minacciava di raccontare di lei in un libro, era “pazzo e pericoloso”. S’infuria alla menzione degli scandali e dei sospetti di corruzione che hanno macchiato gli ultimi anni della presidenza Mitterand. “Mio padre era così poco attento al denaro. Era affascinato dai ricchi ma non si arricchì mai. La gente dice che abbiamo conti in Svizzera. Mi piacerebbe trovarli”, commenta. “È naturale che, alla lunga, il potere generi corruzione. Senza dubbio non era abbastanza attento a chi frequentava ed era leale verso i suoi amici anche quando non aveva più fiducia in loro”. Ha in mente, un giorno, di aggiungere il cognome Mitterand al suo perché, “è ciò che mi definisce”. Al figlio racconterà di Mitterand ma gli dirà anche che aspettarsi. “Sarà attaccato sia perché è mio figlio sia perché suo padre è un arabo. E io lo metterò in guardia: voglio sopra ogni altra cosa che si senta legittimato”» (John Follain, “La Stampa” 1/3/2005).