varie, 26 luglio 2004
MAZZARRI
MAZZARRI Walter San Vincenzo (Livorno) 1 ottobre 1961. Ex calciatore. Allenatore. Dall’8ª giornata del campionato 2009/2010 sulla panchina del Napoli. Nel 2003/2004 portò in A il Livorno, poi sulla panchina di Reggina e Sampdoria (fino a tutto il 2008/2009) • «La sua ascesa è stata di una rapidità mozzafiato. In tre anni è passato dalla C2 alla A. "Sì, ho bruciato le tappe. Ma ho fatto tutto. La Primavera a Bologna, l’Acireale in C2, la Pistoiese in C1, il Livorno in B. Però prima ero stato osservatore per il Bologna, l’allenatore dei portieri – ho allenato Pagliuca – il secondo di Ulivieri a Napoli, di Buso e Guidolin a Bologna. Un cammino un po’ più lungo [...] Sono un livornese, di San Vincenzo. Un paesino di mare davanti all’isola d’Elba. Era un villaggio di pescatori, ora è una località turistica. Ma il mio cognome è elbano" [...] livornese, raggiunta la promozione, è salpato per Reggio Calabria. un eretico oppure un traditore? "Né l’uno, né l’altro. Resto livornese nel profondo. Ho provato la gioia indimenticabile di riportare il Livorno in A dopo 55 anni. Il capolavoro era compiuto. Non avrei potuto fare di più. Mi sono sentito come il pittore davanti alla sua tela. Mi pareva di aver finito la mia opera [...] Come calciatore ero un creativo. Un numero 10. Piedi buoni, poca propensione alla difesa. E questo è stato un mio limite, che solo più tardi ho capito. Nel calcio moderno bisogna essere eclettici [...] Anche l’allenatore deve essere creativo, avere intuizioni. La preparazione è razionale, ma nella partita c’è sempre il momento dell’invenzione. L’allenatore deve saper inventare, avere le spalle larghe e personalità [...] Sul piano tattico credo nella zona. Ma non mi piace sintetizzare il calcio in numeri. [...] Ho scelto Reggio con serenità. Assomiglia a Livorno, anche lì c’è un pubblico che ha il fuoco dentro. Ma questo ti dà stimoli, adrenalina. Non amo il tifo nordico. Preferisco confrontarmi con piazze dove c’è pubblico, passione, calore. Il calcio non è solo geometria: è anche coreografia, spettacolo [..] Ho il mare nel sangue. Amo il calore del Sud. Ma anche la Magna Grecia, lo Stretto, Scilla e Cariddi, i Bronzi di Riace. Vado dove c’è la bellezza"» (Claudio Gregori, "La Gazzetta dello Sport" 26/7/2004).