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 2004  luglio 25 Domenica calendario

Obikwelu Francis

• Lagos (Nigeria) 22 novembre 1978. Sprinter. Ha vinto (per il Portogallo) la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Atene (2004). «Un ragazzo nato alla periferia di Lagos, fra le città più violente del mondo, dove l’esplosione demografica degli ultimi decenni ha esasperato al massimo i problemi creati dalla povertà, le tensioni sociali, politiche e razziali. Francis non parla di Lagos, dice di ricordare poco, che la sua famiglia si trasferì in Portogallo nel 1994. Non fu una semplice emigrazione, ma una vera e propria fuga. In quelle strade si rischiava la morte, soprattutto per chi, come la famiglia Obikwelu, è originario della tribù Ibo, un gruppo minoritario, ma soprattutto uscito sconfitto dalla sanguinosa guerra civile. Il "dopo" di una guerra del genere vive su una sola parola: vendetta. la paura a disegnare la vita, un sentimento insostenibile soprattutto per chi ha figli piccoli e una casa dove qualche testa calda può pensare di fare bottino. A Lisbona la vita era più sicura, ma non meno grama. Francis non sa dire se approdò in Europa da clandestino. "Arrivammo in nave, è l’unica cosa che ricordo", dice in modo secco. Già, per vivere bisogna lavorare. E il giovane Francis, a 16 anni, si trovò in mano la cazzuola del muratore. Lui, lungo come la fame, doveva arrampicarsi sui ponteggi. Vertigini? "Qualche volta, ma non avevo tempo per pensarci", sbotta. La sua fortuna fu trovare un mecenate che lo mantenne e lo ospitò, alleggerendo il peso della sua famiglia. E l’atletica? Aveva corso in Nigeria, a scuola, come tutti i ragazzi di quel Paese. Aveva doti che però annegarono nelle tribolate vicende del suo gruppo. Riprese a correre a Lisbona e aveva talento da vendere. Per questo lo notarono i tecnici dello Sporting della capitale portoghese e fu la sua fortuna. Gli bastò potersi allenare con una certa continuità per conquistare a 18 anni, nel ’96, a Sydney, i titoli mondiali juniores dei 200 e dei 100 metri, quest’ultima prova in 10’’21 in una gara memorabile anche per l’Italia, con Francesco Scuderi terzo. La cosa strana, per Francis, era rappresentare un paese come la Nigeria dove aveva, allora, paura a tornare. "La mia carriera non è mai stata semplice - spiega - perché sono sempre stato fragile muscolarmente". Un telaio che fatica a reggere la potenza di un motore straordinario. Eppure, la sua corsa non è affatto muscolare, a dispetto della sua mole. C’è molta agilità nelle sue falcate. Il tronco è sempre diritto, ma l’azione quando è in condizione è davvero efficace, rotonda. Appena ha potuto allenarsi con un po’ di continuità ha lucidato il suo talento. [...] Portoghese a tutti gli effetti lo è diventato il 26 ottobre 2001, in tempo per vincere l’argento su 100 e 200 agli Europei di Monaco"» (Pierangelo Molinaro, "La Gazzetta dello Sport" 25/7/2004).