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 2004  luglio 24 Sabato calendario

Halilhodzic Vahid

• Nato a Jablanica (Bosnia) il 15 maggio 1952. Calciatore. Allenatore. «Cominciò la carriera da attaccante, diventando tra il 1971 e il 1981 una star nella Jugoslavia di Tito, prima di conquistare a suon di gol la Francia, con il Nantes, e anche con il Psg. Alla fine degli anni ’80 fece ritorno in patria, a Mostar dove prese in mano le redini del club che lo aveva lanciato e aprì un ristorante, un negozio di prêt-à-porter e una pasticceria. Tutto andava a gonfie vele fino a quando non scoppiò la guerra. Halilhodzic mandò moglie e figli in Francia. Lui rimase nella sua lussuosa villa a due passi dal ponte e nel giro di pochi mesi entrò nella resistenza per garantire gli approvvigionamenti alla città, rischiando la vita. Resistette fino alla primavera del 1993 quando un informatore lo avvertì: i croati vogliono ucciderti. Partì un giovedì pomeriggio. Sabato all’alba i miliziani andarono a cercarlo. "Hanno distrutto tutto - ricorda Halilhodzic - , la casa, i ricordi, e hanno tentato di bruciare vivi i miei parenti". Iniziò così da rifugiato la nuova carriera francese. Durissimi i primi anni. Halilhodzic allenò prima il Beauvais in B. Dopo una buona stagione si licenziò perché i dirigenti mancavano di ambizione. Restò senza lavoro per tre stagioni. I dirigenti lo evitavano, i colleghi lo boicottavano. Nel 1997 accettò di allenare il Casablanca. In Marocco vinse due campionati e la Champions africana. Tornò in Francia alla guida del Lilla che portò dalla B alla Champions, facendo fuori, nel 2001, il Parma. Poi un passaggio al Rennes e nel 2003 il grande salto al Psg che, con Halilhodzic, ha dimenticato Ronaldinho ed è tornato a vincere. [...] Il suo percorso fuori dal comune, la sua reputazione di "duro e puro" e i risultati sportivi raggiunti gli hanno permesso di ricevere la legione d’onore il 14 luglio, in occasione della festa della Repubblica. Ieri era membro della delegazione francese, ma la città del ponte ricostruito con i soldi e un progetto italiani non è più la sua Mostar. La sua villa è un rudere pieno di graffiti, i suoi negozi sono stati occupati e il Velez non esiste più. "Un tempo - racconta Halilhodzic - a Mostar si viveva insieme, senza tensioni. Adesso non è più così e io preferisco restare lontano"» (Alessandro Grandesso, "La Gazzetta dello Sport" 24/7/2004).