Emanuela Audisio, "L’espresso" 1/7/2004;, 1 luglio 2004
Quasi tutte le rappresentative africane impegnate nelle prossime Olimpiadi hanno ingaggiato un "sorcier" (stregone)
Quasi tutte le rappresentative africane impegnate nelle prossime Olimpiadi hanno ingaggiato un "sorcier" (stregone). Jean-Michel Essomba, figlio di quel René che fu a capo del comitato olimpico continentale: «L’obiettivo non è necessariamente la vittoria. Può essere semplicemente il buon piazzamento, il successo parziale che ti permette di farti vedere in tutto il mondo, di far parlare di te in modo da strappare un contratto. Oppure può voler dire non subire infortuni, che forse significa aver vinto i malefici che ti aveva lanciato contro un altro stregone: ci sono tanti modi di spiegarlo, ma è difficile capirlo se non sei africano. Se non hai visto quello che tutti noi abbiamo visto». La maggior parte degli stregoni non seguirà la squadra in Grecia: «Perché hanno bisogno di restare nella propria terra per esercitare il loro potere. Devono uscire la notte e raggiungere la foresta, dove procurarsi le erbe e tutti gli altri oggetti che saranno necessari per operare. Non hanno bisogno di restare accanto alle persone che dovranno proteggere, o peggio toccare fisicamente quelli che saranno colpiti dalle loro maledizioni. Anzi, c’è il rischio che qualcuno scopra la loro identità, oppure semplicemente scorga i loro amuleti: e allora tutto fallirebbe. Ma se proprio si verificherà l’esigenza di muoversi fino ad Atene, sapranno volare tranquillamente con le loro forze. E lo faranno di notte».