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 2004  luglio 22 Giovedì calendario

VITALI

VITALI Massimo Como 1944. Fotografo • «Subito dopo il liceo ha studiato London College of Printing. A 19 anni l’inizio del cammino da professionista, prima come fotoreporter e poi come cineasta. Racconta Vitali: "Ho lavorato molto e ho fatto anche cose non eccezionali. Ma a un certo punto, una decina di anni fa, mi sono detto: voglio fare delle foto a modo mio. Ho fatto scelte tecniche. Ho cominciato a usare il cavalletto per avere una posizione stabile. Poi è iniziata una concatenazione di casuali circostanze. Avevo una macchina 10x12 e me l’ hanno rubata. è rimasta una 20x25 con cui dovevo per forza mettermi in alto, avere un punto di vista rialzato altrimenti le cose sarebbero risultate sfuocate. Il mio formato nasce da un negativo che ha molte informazioni e quindi posso fare delle foto di grandi dimensioni, mostrare i dettagli. Non è dato dalla necessità di imitare la grandezza dei dipinti. è successa una cosa dietro l’altra [...] l’idea di fare delle fotografie di bagnanti, di spiagge è nata e cresciuta dopo la vittoria di Berlusconi alle elezioni del 1994: "Sono rimasto sorpreso. Non riuscivo a comprendere, non sapevo cosa pensare degli italiani, del loro modo di vivere. Volevo vedere gli italiani in faccia. Ma è così anche oggi [...] Le immagini devono avere una dimensione magica, in cui s’ incontrano a volte delle dimensioni sociologiche, ludiche, dove si elaborano delle strutture narrative. Le mie foto vogliono essere sia una ricerca sociologica sia un’indagine storica. Una spiaggia dove delle persone giocano nell’acqua con uno stabilimento industriale sullo sfondo può essere letta come una critica della società del tempo libero, come una messa in evidenza della distruzione della natura, dell’incoscienza di fronte ai problemi dell’ ambiente; allo stesso modo nella stessa immagine appaiono anche le nozioni contrarie del piacere, del gioco, dei corpi, dei legami amorosi e il colore dolciastro dell’acqua rinvia all’idea perduta della bellezza o di quelle rappresentazioni storiche dove i corpi fluttuano evocando il purgatorio. Ma quello che vorrei è che tra cinquant’anni nelle mie foto si vedesse come noi siamo oggi, meglio che da una foto di reportage che fornisce solo una sezione di realtà. Io cerco di dare una parte grande della realtà [...] le spiagge hanno un fascino particolare perché la gente si sente a proprio agio ed è veramente senza difese. E’ uno dei luoghi dove la gente può essere studiata con più facilità. Fotografo anche montagne, parchi... luoghi di una vita collettiva non legata al lavoro [...] Un tempo le fotografie raffiguravano i luoghi di lavoro. Poi si è passati al paesaggio puro, senza figure. Io ho scelto di riempire le foto di gente, e quindi le spiagge a lungo considerate più un luogo da rivista specializzata come National Geografic [...] Io mi sento un fotografo. Il problema però non si pone più. Ormai è caduta ogni barriera e i bravi fotografi sono nel mondo dell’arte contemporanea a pieno titolo [...] Ho un cavalletto di grandissime dimensioni, una vera piattaforma che può arrivare all’altezza di sette metri. Trovo un punto, mi posiziono ma in una giornata non eseguo più di una decina di scatti. [...] Quando ho sistemato l’attrezzatura in realtà so già che la foto è lì, che è già pronta"» (Paolo Vagheggi, "la Repubblica" 5/7/2004).