Varie, 22 luglio 2004
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Thompson Jenny
• Dover (Stati Uniti) 26 febbraio 1973. Nuotatrice. La nuotatrice più decorata ai Giochi con 12 medaglie, e la terza di sempre con 4 Olimpiadi. Oltre alle 43 medaglie tra Giochi e Mondiali vanta 26 titoli Usa, 34 podi ai Panpacifici, 3 ai Panamericani e 5 ai Goodwill Games. Ha collezionato 84 podi internazionali. stata primatista mondiale nei 100 sl (’92-94 in 54’’48) e 100 farfalla (’99-2000 in 57"88), e della 4x100 sl e mista, mentre in vasca corta è stata primatista dei 50 e 100 farfalla in 26’’00 e 56’’56, tempi migliorati in precedenza sei volte. Ha vinto il primo oro ai Panamericani dell’87 a Indianapolis. Nel ”93 dopo i 6 ori ai Panpacifici di Kobe è stata eletta nuotatrice Usa dell’anno, titolo bissato nel ”98. Nella stessa rassegna del ”99 a Sydney si ripete e timbra il mondiale dei 100 farfalla (57’’88) cancellando dopo 18 anni Mary T. Meagher. «La nuotatrice più medagliata di tutti i tempi [...] Non è solo la longevità o l’interminabile serie di medaglie, unica e suggestiva, che fanno di lei una leggenda, una Carl Lewis delle piscine: è la possibilità di coniugare nuoto e studi ad altissimo livello ad aver colpito, è una sfida continua all’inesorabilità dell’usura in acqua, un abbinamento formidabile con la vita reale. un simbolo, Jenny. Se Phelps può annunciare al mondo di voler rendere ancora più popolare il nuoto, la Thompson può rivendicare d’aver fatto di tutto dopo Spitz, per non far schiacciare il nuoto dagli sport di squadra. Non aveva bisogno di spogliarsi, come [...] Amanda Beard: Jenny è sempre fuggita alle laute offerte d’attrazioni morbose. Ha resistito, è durata. Quando ancora non c’erano i body ipertecnologici, Jenny era già donna copertina: perché vinceva e viveva, sapeva riconoscere l’importanza fondamentale di nuotare per il gruppo, per la squadra, per la nazione. Così è diventata miss America attraversando tre generazioni, in un Paese in cui le selezioni sono davvero serie. ”Mi sono sempre sentita un’ambasciatrice più che una primadonna”. Non ha vinto l’oro individuale all’Olimpiade, ma ne ha infilati 8, anzi ha collezionato 12 medaglie tra Barcellona e Atene: a Jenny in staffetta davano sempre la frazione più insidiosa se non quella decisiva, a delfino o stile libero, le sue specialità. ”Tutte queste vittorie valgono quella individuale”. Perché se ha resistito così tanto non può essere che un modello: ”Cuore e strategia sono la chiave, se ti alleni 100 chilometri la settimana poi i Mondiali o le Olimpiadi sono una vacanza”. Come ha fatto Jenny? ”Ero drogata di adrenalina, ho sempre avuto il fuoco dentro”. Perché l’ha fatto? ”Per dimostrare che c’è qualcosa di più in me di una nuotatrice”. C’era una studentessa modello alla Stanford University, in California, che studiava biologia e poi lottava in acqua contro Dara Torres: dovettero separarle tant’era degenerata la rivalità, ma non fu abbastanza se il destino volle che entrambe si ritrovassero insieme di bronzo all’Olimpiade di Sydney nei 100. C’era anche tanta voglia di capire perché spazzare il record nei 100 delfino della mitica Mary T. Meagher, madame Butterfly, nel ”99 dopo 18 anni di attesa, non serve forse a molto se poi ti ritrovi battuta all’Olimpiade di Sydney dall’incredibile De Brujin. ”Sono rimasta a lungo dentro una vasca di 13 metri, mi sono ribellata e ho ritrovato la voglia di riprendere la fatica, ho scoperto la yoga”. E la medaglia più bella? ”Nella prima staffetta, partecipando alla batteria, vi sembra strano?”. [...] Saper pensare, consapevolmente, è sempre stato lo slogan della Thompson: dopo i disastrosi trials verso Atlanta ”96, ad esempio, si presentò piena di dubbi a Michael Diana, un guru in prestazioni agonistiche il cui cliente più famoso è il coach di basket Phil Jackson. ”Perché in acqua il tuo sangue cambia con le emozioni”. I tormenti si diradavano nell’esperienza che la farà diventare più forte e saggia dopo i 25 anni, quando anche per gli uomini comincia il declino, ma decisa a riproporsi in vetrina grazie alle risposte che gli studi le davano. Così vincerà i titoli mondiali individuali prima e dopo Sydney: tanto per convincere i più scettici a non pensare che Jenny fosse solo una superba staffettista, ma anche una primatista mondiale di una delle gare più prestigiose: i 100 sl. Nel ”92, proprio a Indianapolis, era stata lei a cancellare dall’albo l’epopea della tedesca est Kristine Otto con un 54’’48 che poi solo la cinese pazzesca Le Jingyi le oscurò. Jenny ha superato insomma ogni ostacolo, ha saputo aspettare [...]» (Stefano Arcobelli, ”La Gazzetta dello Sport” 14/10/2004).