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 2004  luglio 22 Giovedì calendario

Rossi Jacques

• Breslau (Germania) 10 ottobre 1909, Parigi (Francia) 30 giugno 2004 • «"Il francese del Gulag". [...] opere di maggior rilievo: Com’era bella questa utopia (Marsilio); e Manuale del Gulag [...], frutto della sua tragica esperienza di sopravvissuto a oltre 24 anni di detenzione nell’universo concentrazionario sovietico. Nel 1937, comunista fervente e agente segreto al servizio del Komintern (l’Internazionale comunista), viene richiamato a Mosca (ove sono in corso le grandi purghe) e condannato a dieci anni di prigionia per "spionaggio a favore di Francia e Polonia". Trascorrerà due anni nella terribile prigione Butyrka prima di essere trasferito nell’inferno del Nord, a Norilsk, il campo siberiano oltre il circolo polare. Nel 1946, mentre attende la liberazione, gli viene notificato che rimarrà in stato di detenzione fino a nuovo ordine e, da quel momento, cominciano per lui interminabili peregrinazioni nel cuore dell’arcipelago Gulag. Nel 1956, pur non essendo più detenuto, è costretto a vivere in domicilio coatto a Samarcanda, dove lavora sino alla fine del 1960. Soltanto un anno dopo riesce a varcare la frontiera russa e a stabilirsi a Varsavia dove, da esperto poliglotta, ottiene una cattedra all’Università. Nel corso del suo soggiorno negli Usa (tra il 1981 e il 1985) completa la sua opera maggiore, Il manuale del Gulag, un libro che non ha eguali e sotto forma di dizionario alfabetico racconta luoghi, storia, leggi e protagonisti della drammatica vicenda nei campi e luoghi di punizione comunisti. Le sue cronache dal Gulag [...] per sobrietà, concisione, e capacità evocativa, ricordano al lettore i racconti della Kolyma di Shalamov. Unico grande tema è la sopravvivenza dell’uomo in condizioni estreme, in un mondo a un tempo incomprensibile e di una crudeltà assoluta, dove ciascuno è per l’altro un nemico potenziale. [...] ha dichiarato: "Rifiuto di considerarmi una vittima, poiché io stesso sono stato un comunista convinto. Ho avuto il privilegio di capire che avevo imboccato una strada sbagliata, per questo ritengo mio dovere mettere in guardia le persone oneste che ancora dopo tanti anni credono nella causa giusta del comunismo"» (Frediano Sessi, "Corriere della Sera" 4/7/2004).