?, 22 luglio 2004
RIDLEY
RIDLEY Jasper. Nato a West Hoathly (Gran Bretagna) il 25 maggio 1920, morto il primo luglio 2004. Storico. «Criticò il periodo della Restaurazione come "un giorno nero nella storia britannica", sostenne che Mussolini non era il solo responsabile della rovina dell’Italia [...] Autore di oltre venti volumi dedicati ai grandi personaggi della storia medievale e contemporanea - da Tommaso Moro a Winston Churchill, da Enrico VIII al maresciallo Tito - era nato nel maggio del 1920 nel West Sussex, a pochi chilometri da Londra. Dopo aver compiuto i suoi studi alla Sorbona e a Oxford, si era dedicato con scarso successo alla politica, nelle file del partito laburista. Il suo approccio con la storiografia era stato del tutto casuale: aveva iniziato adattando soggetti di natura storica per la radio. Anche da biografo aveva mantenuto uno stile accessibile al grande pubblico, inserendosi nel solco della tradizione anglosassone. Additato come "revisionista" dalla critica, era molto scrupoloso nel suo lavoro di documentazione: per il suo Garibaldi (Mondadori) si era recato in Argentina a consultare gli archivi dei giornali locali, cercando di far luce sugli aspetti leggendari che circondavano la figura dell’Eroe dei due mondi. Ne era uscito un ritratto dimesso del condottiero di Nizza, dove risaltava in primo piano il sostegno che aveva ricevuto in diverse occasioni da parte di esponenti britannici. Ma il nome di Ridley in Italia è legato soprattutto a un’altra opera. Si tratta di Mussolini (Piemme edizioni), una biografia in cui affermava che l’avvento del fascismo era stato accolto con entusiasmo dalla classe dirigente italiana e britannica e che la caduta del Duce era da attribuire non tanto alle angherie della dittatura, quanto a una sconfinata fiducia nella potenza della Germania. Con il suo volume su Lord Palmerston aveva vinto nel 1970 il prestigioso James Tait Black Prize, confermandosi come una delle voci più importanti del panorama storiografico inglese, uno scrittore che ha saputo conciliare passione e divulgazione» (Emanuele Buzzi, "Corriere della Sera" 16/7/2004).