Varie, 22 luglio 2004
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Otroshenko Vladimir
• 1959. Poeta. Scrittore • «Condirettore della rivista letteraria "Jasnaja Poljana" è uno dei romanzieri post-sovietici più appartati e di maggior genio del paese. Di lui in Italia è stata tradotta, da Voland, la raccolta di racconti Testimonianze inattendibili: storie filosofiche che attraverso la vita di persone qualunque del sud della Russia, affrontano il problema del tempo, dello spazio, della morte e della reincarnazione. [...] "Scrivevo da anni su giornali e riviste, ma solo nel 1997 mi cercò dall’ Italia la professoressa Daniela Dissora. Mi aveva letto su Nezavisimaia Gazeta e raccolse i miei racconti in Testimonianze inattendibili. In Russia il libro uscì tre anni dopo: così la mia vita da scrittore è nata in Italia". Sostiene di essersi messo a scrivere per nostalgia. "La verità è che a 9 anni avevo già deciso. Ma iniziai a ventidue anni, quando mi trasferii da Novocerkassk, capoluogo dei cosacchi sul Don, a Mosca. Uno stacco enorme, la nostalgia dei grandi spazi mi uccideva. Lavoravo alle telescriventi di Radio Mosca: mi sono messo a scrivere qualcosa sul retro dei rotoli di carta" [...] un realista mistico: condivide questa definizione? "Il mio problema è che le definizioni mi confondono. A me pare che nulla sia più inconcepibile della realtà in cui viviamo. Se abbandoniamo le tentazioni materiali, ogni cosa diventa metafisica: una lampada, o l’erba, senza i paraocchi della realtà si trasformano in qualcosa di fantasmagorico: nei nostri sentimenti [...] Ogni autore scrive perché ha paura di morire. L’arte è l’ unica forza che l’uomo può contrapporre alla sua fine. Senza di essa vivremmo da depressi. Ridiamo, amiamo, fantastichiamo, per battere la morte. I miti di ogni popolo hanno i loro angeli della morte: io penso che questi angeli, quando ci vedono scrivere, o dipingere, o volerci bene, o sorridere, beh, si terrorizzano"» (Giampaolo Visetti, "la Repubblica" 11/7/2004).