Varie, 21 luglio 2004
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Ortega Daniel
• La Libertad (Nicaragua) 11 novembre 1945. Politico • «Il leader della rivoluzione sandinista che trionfò [...] in Nicaragua. [...] quando la Guerra fredda dava gli ultimi sussulti e l’America Centrale era il Medio Oriente di oggi. [...] Oggi Ortega è il leader, perennemente discusso, di un partito di sinistra moderata, che vive in un sistema democratico di alternanza. Dopo la vittoria con le armi, ha perso tre volte nelle urne. Nel ”90, quando lasciò il potere a Violeta Chamorro, nel ”96 e ancora nel 2001. Nonostante tutto, il mito resiste e Ortega è ancora leader dei sandinisti. [...] movimento che infiammò il Centroamerica e richiamò in Nicaragua migliaia di volontari per aiutare la Revolución. Quella sandinista aveva tutte le carte per essere diversa, aveva abbattuto una dinastia odiosa, i Somoza, che trattavano un Paese come proprietà privata. Prometteva cambiamenti nella democrazia, con un approccio non classista e inizialmente lontano dai dogmi del marxismo-leninismo. [...] Persino gli Stati Uniti, Carter presidente, guardarono con interesse al governo di Ortega. Poi il vento cambiò. Estremismi interni e il cambio della guardia a Washington innescarono la guerra civile. I contadini e i piccoli proprietari espropriati dal governo sandinista finirono per appoggiare le milizie controrivoluzionarie che si erano installate in Honduras. A Ronald Reagan l’occasione servì per ribaltare la politica di apertura del suo predecessore e aiutare i "Contras". Davanti al no del Congresso ai finanziamenti alle armate ribelli, la Casa Bianca usò l’escamotage dei fondi neri, ricavati con la vendita illegale di armi all’Iran. Il sotterfugio scoppiò nel famoso scandalo Iran-Contras. Il governo sandinista, trovatosi a fronteggiare un nemico potente e attrezzato, continuò a ricevere solidarietà e appoggio da più parti. Ma i pasticci che combinò in economia fecero probabilmente più male alla rivoluzione che i dollari sporchi di Reagan. Dopo meritorie campagne di alfabetizzazione e di diritto alla salute, Ortega lanciò una riforma agraria sommaria e una serie di nazionalizzazioni che provocarono la fuga di capitali e l’aperta ostilità degli imprenditori. I sandinisti mantennero invece la promessa di rispettare il voto popolare e nel 1990, sconfitti, lasciarono il potere. Il ritorno alla normalità democratica e al libero mercato non è servita finora al Nicaragua per lasciare gli ultimi posti nella classifica della povertà sul continente» (Rocco Cotroneo, "Corriere della Sera" 21/7/2004). Ha detto: «Non mi considero un uomo politico, ma un poeta. Per essere rivoluzionari bisogna essere poeti, bisogna saper sognare» (’Sette” n. 35/2001).