21 luglio 2004
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Nicolaj Aldo
• Nato a Fossano (Cuneo) il 15 marzo 1920, morto ad Orbetello il 5 luglio 2004. Drammaturgo. «Attivo nell’arco di mezzo secolo, scrisse una quantità di commedie, ebbe momenti di successo considerevole (il primo fu con due monologhi composti per Paola Borboni nel 1958, Emilia in pace e in guerra e Sale e Tabacchi; il secondo fu a metà degli anni ’70 con la sua commedia più fortunata, Classe di ferro [...] Il problema che si pone è il seguente: perché con all’attivo una commedia così fortunata, resta un illustre sconosciuto? un problema che riguarda, in gran parte, la natura stessa della drammaturgia italiana, il suo statuto e la sua ricezione. Lo scrittore di commedie, che non sia anche uno scrittore di qualcos’altro, è destinato a rimanere in un ghetto: come intellettuale egli non ha alcuna influenza, e scarsissima considerazione. Una possibile risposta è un circolo vizioso: è così perché la drammaturgia è un prodotto tipico (cioè non universale), è un genere come un altro, è l’anticamera della fiction. Chi conosce gli scrittori di fiction? Il circolo vizioso si compone riflettendo sul fatto che evolvendosi in questi termini la situazione generale, i drammaturghi sono andati progressivamente specializzando il proprio ambito. Classe di ferro riflette alla perfezione la poetica [...] della fiction e addirittura la anticipa. la storia di due settantenni che si incontrano su una panchina, si scambiano alcune confidenze. A poco a poco scoprono d’essere umiliati e offesi - non solo dalla vita (dall’età), ma anche dai rispettivi nuclei familiari. I due decidono una fuga alla Mattia Pascal. Sul più bello, uno di loro muore. E dunque: piccola borghesia, buoni sentimenti, malinconia, strazio, colpo di scena finale. Una retorica, la retorica appunto di un genere. L’altro problema è il successo all’estero. Classe di ferro non a caso debuttò a Budapest. Ma questo successo, che per Nicolaj sarà stato una consolazione, era in realtà il frutto della semplificazione che non gli ha sottratto riconoscimenti anche in patria - dove, ovviamente, i limiti linguistici della sua scrittura sono però evidenti» (Franco Cordelli, "Corriere della Sera" 9/7/2004).