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 2004  luglio 21 Mercoledì calendario

GADES Antonio

GADES Antonio (Antonio Esteve Ródenas). Nato a Elda (Spagna) il 16 novembre 1936, morto a Madrid (Spagna) il 20 luglio 2004. Ballerino. Coreografo. «Il più grande ballerino e coreografo spagnolo di tutti i tempi, il genio che rivoluzionò il flamenco rendendolo famoso in tutto il mondo. Ed anche il raffinato intelellettuale (fino alla fine pervicacemente marxista-leninista e filo-castrista) che mescolava la sua fantastica danza con la letteratura di Federico García Lorca, Lope de Vega e Prosper Mérimée. Ricordava nell’ultima intervista [...]: "Per me il ballo è stato un modo di sfuggire la miseria nella grigia Spagna di Franco". [...] Il "bailarín", sempre semplice ed alla mano, fosse davanti al caminetto della sua casa di Madrid o in teatro, si è sempre portato dentro, e l’ha espressa nel ballo, la rabbia contro la dittatura franchista che gli aveva rubato l’infanzia perchè "i figli degli operai come me potevamo dedicarsi al ballo o ad essere i suoi buffoni. Ma solo loro potevano studiare". Costretto dalla fame ad interrompere la scuola ad 11 anni, dopo un sacco di lavoretti, Gades viene iscritto dal padre ad una scuola di ballo, dove viene scoperto da Pilar López, che lo inserí nella sua compagnia dal ’52 al ’62. Dopo aver appreso l’arte, Gades si è trasferito in Italia, dove è stato lanciato prima dalla coreografia di Carmen con Giancarlo Menotti alla Scala di Milano, poi come danzatore nel balletto di Spoleto con Carla Fracci. Nel ’69 dopo aver ballato persino con Rudolf Nureyev, fonda la sua compagnia con cui ottiene a Parigi il premio nazionale del teatro. Nel ’74 crea la sua opera forse più celebre, Crónica del suceso, de Bodas de sangre ispirato a Lorca. Una rivoluzione perchè toglie al flamenco tutti i suoi orpelli folcloristici, potenziando l’essenza struggente e drammatica della danza. E che lo consacra in tutto il mondo. Da allora il "camarada Antonio", come gli piaceva essere chiamato, è passato di successo in successo. Mette in scena El amor brujo e sbanca anche al cinema, con il regista Carlos Saura, con la celeberrima trilogia di Bodas de sangre (’81), Carmen (’83) ed El amor brujo (’86). Forma e scioglie compagnie, e nel ’94 porta in scena Fuenteovejuna, il suo ultimo spettacolo. Un altro trionfo. Diceva, dopo essere stato premiato dappertutto, con la sua caratteristica modestia: "In tutta la mia vita ho creato solo sette spettacoli. Sono lento. E non mi sento né un genio né un artista. Io sono sempre stato un lavoratore del ballo. Ma mi piace il lavoro ben fatto ed in teatro soffro moltissimo. Forse è il mio lavoro l’origine dei miei mali"» (Gian Antonio Orighi, "La Stampa" 21/7/2004). «"MA da noi, in Spagna, le donne non si vestono in questo modo neppure a Carnevale". Commentava così Antonio Gades certi costumi delle ballerine di flamenco per turisti, inguainate in abiti a sirena dai colori sgargianti, con interminabile "bata de cola" a balze. Perché non era questo il flamenco vero, che sgorgava autenticamente dall’anima gitana. Quello di cui lui si era impossessato e aveva trasformato in una forma nuova di danza teatrale. Lo aveva spogliato di tutti gli orpelli e le chincaglierie pseudogitane. Lo aveva piegato, da impareggiabile uomo di palcoscenico, a descrivere sentimenti e passioni. Non era stato certamente il primo a usare il flamenco per raccontare. Sin dall’inizio del 900 uomini di cultura spagnoli, musicisti, ballerini, coreografi han cercato di portare il flamenco a teatro. Con loro è trasmigrato dalle feste gitane ai locali delle grandi città, è sbarcato a Madrid. Ha colpito la fantasia dei compositori colti come Manuel De Falla per Il cappello a tre punte o L’amore stregone. Ha affascinato pittori come Picasso, organizzatori intellettuali come Djagilev. Coreografi come Massine. Ma poi, uscito dalla tutela degli intellettuali della prima metà del ’900, ha preso pieghe nuove, teatralissime e cinematografiche, proprio con Gades e la sua folgorante trilogia Nozze di Sangue, Carmen e L’amore Stregone, realizzata per il teatro e poi portata sullo schermo da Carlos Saura. Perchè è stato Gades a fare la differenza: "Si può dire che sono il primo che ha portato il flamenco a teatro a raccontare una storia. Inoltre l’ho fatto senza trasformare il flamenco, ma semplicemente prendendone le distinte forme, i distinti canti, i distinti ritmi e adoperandoli per gli stati d’animo dei personaggi" si legge nel bel libro Antonio Gades di Ermanna Romanelli [...] a partire dalla Carmen story di Saura del 1983, che Gades diventa una stella mondiale e popolarissima, il flamenco è consacrato uno dei generi di danza più amati. Un successo nutrito anche e soprattutto da quell’aura che gli intellettuali spagnoli gli costruiscono intorno a partire dagli Anni 60 e che lo spingono ad esibirsi al padiglione spagnolo della Expo universale di New York nel 1964. lì infatti che Antonio riceve la consacrazione mondiale e parte per quel viaggio interminabile che lo porterà in tutti i teatri del mondo. Trionfi che gli sono tributati non solo per la straordinaria presenza scenica, l’espressività e l’intensità della sua danza, ma anche per quel mix di cultura e antifranchismo che gli aleggiava intorno e lo portava negli Anni 70 a lavorare alla Scala accanto a Carla Fracci» (Sergio Trombetta, "La Stampa" 21/7/2004). «Personalità rovente, ruvida e fascinosa, senza mai remore, mezzi termini, compromessi. E soprattutto danzatore grande, forse il più grande della Spagna contemporanea, capace di rinnovare dalle fondamenta la tradizione del flamenco. Questo e altro è Antonio Gades, un mito per la Spagna [...] Di origini umilissime, Antonio Esteve Ródenas nasce a Elda (Alicante) nel 1936, e a 11 anni la povertà della famiglia lo costringe a lavorare e a smettere di studiare. Un trauma e un primo passo verso quell´impegno politico e sociale che sospingerà tutta la sua febbrile esistenza. L´incontro con la danza avviene a 15 anni ("per fame", raccontava): iscrittosi all´Accademia Palitos, balla nei locali notturni, e nel 1952 viene notato da Pilar Lopez, che lo accoglie nella sua compagnia. Sarà lei a ribattezzarlo Gades, a intuirne il fuoco irresistibile e a lanciarlo come primo ballerino del suo gruppo. Con la Lopez, Antonio assimila i vari stili di danza popolare spagnola e assorbe le basi del balletto classico di scuola sovietica. Risale a quest´epoca il suo incontro con il mondo di Federico Garcia Lorca, che lo segna nel profondo, e di cui legge, in un´edizione clandestina, il Romancero Gitano. Decide di fare del flamenco il suo più autentico strumento d´espressione, privilegiando l´intensità e il furore del "baile" e del canto andaluso. All´inizio degli anni Sessanta nasce il primo nucleo della sua compagnia, il Ballet de Antonio Gades, e allo stesso periodo risalgono le prime collaborazioni con l´Italia: monta con Anton Dolin il Bolero di Ravel per l´Opera di Roma, danza con Carla Fracci a Spoleto e per lo stesso Festival firma la regia della Carmen che lancia Shirley Verrett. Con vocazione fervida Antonio crea il proprio stile originale, eliminando orpelli e virtuosismi "pittoreschi" per ritrovare la più pura essenza del folklore, "cultura del popolo miseramente prostituita al consumo": per ridefinire l´intensità dei rituali la forza erotica e la capacità di evocazione del flamenco. Un punto di vista inedito che si nutre, oltre che di attenzione impetuosa alla letteratura e alla pittura (Gades fu amico di Mirò e di Rafael Alberti, che gli dedicò versi devoti), di solidi convincimenti politici. Antonio è comunista, con orgoglio e per sempre: "Ho imparato da piccolo, da mio padre. Possono cadere muri e crollare partiti, ma c´è sempre nel mondo chi sfrutta e chi è sfruttato". I suoi dichiarati furori lo espongono a persecuzioni nella Spagna franchista. Nel ’75, mentre balla al Festival dell´Unità di Bologna apprende che Franco ha condannato a morte cinque compagni: lascia la danza e si rifugia a Cuba, dove diventa amico di Castro, di cui sottoscrive totalmente la politica. Alla fine degli anni Settanta la democrazia spagnola lo richiama per creare il Balletto Nazionale e Antonio, simbolo nazionale prezioso per il nuovo governo, decide di impegnarsi per tre anni. Poi torna alla sua compagnia, dove rivelerà i talenti di partner superbe come Cristina Hoyos e Stella Arauzo. Negli anni Ottanta parte la sua grande avventura col regista Carlos Saura: un´intesa di straordinario successo, che lo incorona divo internazionale. Saura traduce in film nell´81 il suo balletto Bodas de Sangre, e due anni dopo gira Carmen Story, di cui Gades crea in seguito una versione teatrale. Segue un percorso analogo il balletto Fuego, dell´89, montato da Gades dopo la realizzazione con Saura del film "El amor brujo" (1986), ispirato a Manuel de Falla. L´ultima creazione risale al ’94: Fuenteovejuna, ispirata a Lope de Vega, per l´Opera di Genova» (Leonetta Bentivoglio, "la Repubblica" 21/7/2004). «La vita difficile del padre, che aveva combattuto contro Franco, aveva segnato la sua adolescenza. Fattorino, operaio, cameriere, Antonio era stato tentato dai balli andalusi e aveva cominciato assai presto a danzare in una taverna. Fu notato da Pilar Lopez, famosa ballerina e coreografa, e ribattezzato come Gades, che è il nome antico di Cadice, dove era nato Manuel De Falla, il maggior compositore spagnolo del ’900. In breve tempo divenne il numero uno della cultura flamenca. In nome di questa Spagna libera e ribelle, Gades iniziò la sua carriera di ballerino dal fortissimo carisma e poi di coreografo e regista impegnato: lasciata la compagnia di Pilar Lopez, nel ’62 approdò per un breve periodo alla Scala. Danzò l’Amore stregone con Luciana Novaro. Poi, forse per seguire le sue irrequietezze, girò il mondo con un suo gruppo, ponendo al servizio della danza spagnola e del flamenco una qualità nuova, fatta di ricerca e di stile. [...] La compagnia di Gades ha avuto momenti di gloria e altri dolorosi, soprattutto quando nel ’75 decise di lasciare la scena per protestare contro la condanna a morte di cinque suoi amici da parte del regime franchista. L’anno precedente, a Roma, si era rivelato come grande coreografo in Nozze di sangue di Lorca. Tornata la libertà in Spagna, Gades fu chiamato a dirigere il Ballet Espanol, ma l’incarico durò poco: due anni dopo, per difendere la sua autonomia, formò un suo nuovo gruppo. "Il teatro è libertà - affermò - e non può avere padroni". Cominciò allora un’intensa collaborazione con il regista Carlos Saura. Nozze di sangue e Carmen (in stile flamenco) divennero film di successo, così come nel 1985 L’amore stregone e Fuego. In tutto il mondo il nome di Gades apparve allora come il simbolo del teatro di danza iberico, lunghissime tournée toccarono i cinque continenti. L’ultima creazione teatrale di Gades, Fuente Ovejuna fu un trionfo su scala mondiale. Fu l’estremo inno all’amore e alla libertà da parte di un artista nemico di ogni compromesso, innamorato della sua terra e dei suoi poeti. Dall’Italia, sua seconda patria negli anni difficili, Gades aveva ricevuto amicizia e gloria, nel suo Paese era ormai un eroe nazionale» (Mario Pasi, "Corriere della Sera" 21/7/2004).