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 2004  luglio 20 Martedì calendario

DiPalma Carlo

• Nato a Roma il 17 aprile 1925, morto a Roma il 9 luglio 2004. Regista. Direttore della fotografia. «Un genio della luce, una persona di squisita gentilezza, un uomo bellissimo. [...] un mago dei colori, un innamorato del cinema, un inventore di atmosfere. Grande come quei grandi direttori della fotografia che solo l’Italia ha saputo produrre, per qualche miracolo e qualche alchimia. Grande anche per la sua semplicità e l’eterno incanto che metteva nelle sue parole e nelle sue scoperte, legato com’era forse, chissà, alle sue origini semplici - figlio di una fioraia, nipote di un tassista - e quindi incapace di un gesto di snobismo a cui pure gli avrebbe dato diritto il suo status di protagonista del mondo del cinema, e sempre aperto invece all’entusiasmo e all’ammirazione. Un uomo pieno di talento e di gentilezza che ha debuttato ragazzino nel cinema nella squadra di un altro grande, Gianni di Venanzo, e che per puro caso si è trovato a lavorare quattordicenne sul set di Ossessione. Fin da giovanissimo Di Palma aveva cominciato a sperimentare un modo tutto suo di fotografare, con un parco lampade ridotto, con i quarzi e "photoflood". E già ai tempi di La lunga notte del ’43 di Florestano Vancini (1960) e di Tiro al piccione di Giuliano Montaldo (1961) aveva rivelato un talento e una tecnica tutta sua. Ma la prova dell’assoluta originalità della sua fotografia e della sua capacità di battersi in maniera creativa per il cinema di un grande autore avvenne con Deserto rosso (1964): un film per cui, assieme a Michelangelo Antonioni, Carlo Di Palma inventò una modulazione tutta nuova e totalmente anticonvenzionale del colore, poetico e astratto, che costò mesi e mesi di prove e di sperimentazioni. La collaborazione con Antonioni sarebbe continuata con Blow Up (1966) e poi con Identificazione di una donna (1982), mentre Di Palma nel 1972 debuttava anche come regista con Teresa la ladra, protagonista Monica Vitti, a cui era allora legato sentimentalmente. La carriera di Di Palma regista continuò con Qui comincia l’avventura (1975) e con Mimì Bluette... fiore del mio giardino (1976), mentre continuava il suo lavoro di direttore della fotografia con Monicelli (L’armata Brancaleone, La ragazza con la pistola), Bertolucci (La tragedia di un uomo ridicolo) e poi con Woody Allen. Ai film dell’ amico Woody Allen, Carlo Di Palma ha portato una luce tutta italiana e il colore caldissimo e intenso della più felice stagione del suo cinema, da Hannah e le sue sorelle (1986), a Radio Days (1987), da Settembre (1987) a Pallottole su Broadway (1994) e Tutti dicono I love you (1996). Si divertivano tanto insieme che, dice Allen, grazie a Carlo lui non aveva più bisogno di andare in analisi» (Irene Bignardi, "la Repubblica" 10/7/2004). «Nato a Roma, praticamente nel cuore di piazza di Spagna [...] andava orgoglioso della sua origine popolare e di una mamma, amatissima, che tutti a piazza di Spagna conoscevano come la fioraia del centro di Roma. Qualche volta scherzava anche volentieri su un destino che lo voleva legato al cinema ripensando a una celebre fioraia dello schermo esaltata da Charlie Chaplin in Luci della città. Sposato con Adriana Chiesa, notissima distributrice internazionale del miglior cinema italiano, zio e maestro di un altro noto operatore come Dario Di Palma, Carlo arrivò sul set alla metà degli anni Cinquanta ed ebbe il diritto di firmare la fotografia per un piccolo film come Lauta mancia di Fabio De Agostini nel 1956. Appena quattro anni più tardi era però già un nome di riferimento grazie al successo di La lunga notte del ’43 (Florestano Vancini) e per la collaborazione, appena un anno dopo, con due autori di spicco come l’esordiente Elio Petri (L’assassino) e Pietro Germi (Divorzio all’italiana). Non c’è più un momento libero nella sua vita lavorativa a partire dai primi anni Sessanta, ma l’autentica svolta che pone Carlo Di Palma come maestro internazionale dell’immagine e del colore arriva nel 1964 quando scocca l’ora di Il deserto rosso realizzato da Michelangelo Antonioni. proprio Di Palma a convincere il regista ferrarese ad abbandonare il prediletto bianco e nero per un’immagine astratta, fatta di fuochi, trasparenze, stridore cromatico che finirà perfino nel titolo del film. Il sodalizio è destinato a ripetersi due anni dopo per Blow up che invece Di Palma intinge nei toni freddi della swinging London concentrando il suo obiettivo sulla verità visibile e invisibile al tempo stesso catturata dalla macchina fotografica del protagonista David Hemmings. Ngli stessi anni Di Palma firma le immagini di molti grandi successi da L’armata Brancaleone a La ragazza con la pistola (Mario Monicelli) da Amore mio aiutami (Alberto Sordi) a Dramma della gelosia (Ettore Scola). Lavora con maestri come Sidney Lumet (L’appuntamento) o Miklós Jancsó (La pacifista). Negli anni Settanta Di Palma sceglie di cimentarsi in prima persona dietro la macchina da presa, regista di fiducia per Monica Vitti, con cui ebbe una lunga relazione, in Teresa la ladra, Qui comincia l’avventura, Mimì bluette, tutti realizzati tra il 1972 e il 1977. Di Palma diventa a tutti gli effetti un grande direttore della fotografia riconosciuto da Hollywood nel 1986 quando comincia il suo legame professionale e personale con Woody Allen sul set di Anna e le sorelle. I due firmeranno insieme undici film fino al 1997, l’anno di Deconstructing Harry. "Nessun altro potrà mai dare - come ha detto lo stesso Woody Allen - la stessa luce a Manhattan, sospesa tra verità assoluta e invenzione pura"» ("La Stampa" 10/7/2004). «Uno di quei direttori della fotografia che lavoravano in piena sintonia col regista, valorizzandone sentimenti e intenzioni. Datore di luci e, si potrebbe dire, di anima: di questo i suoi due più grandi complici, Michelangelo Antonioni e Woody Allen, erano consapevoli. [...] Nel suo curriculum figurano molti documentari in cui Carlo faceva tutto, gli piaceva il lavoro di gruppo. Ancora bambino frequentava gli studios [...] Col bianco e nero, Di Palma è strepitoso: aumenta i contrasti (L’assassino di Petri) e nelle tonalità accese della Sicilia grottesca di Divorzio all’italiana di Germi, di cui tramanda profumi, calori e sudori» (Maurizio Porro, "Corriere della Sera" 10/7/2004).