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 2004  luglio 20 Martedì calendario

DeMartiis Plinio

• Nato a Giulianova il 30 ottobre 1920, morto a Roma il 2 luglio 2004. Gallerista. Fotografo. «Un uomo dai talenti multipli, esercitati anche separatamente con una tale passione e apparente unicità da dare l’impressione, a chi lo conosceva superficialmente, di essersi dedicato solo all’attività del momento: fotografo, gallerista, promotore di iniziative culturali, organizzatore di eventi, memorialista, editore, frequentatore di caffè letterari, consigliere di artisti e loro promotore. [...] il miglior testimone di un certo mondo artistico romano - diciamo così per comodità anche se l’ espressione suona abbastanza oscena - meglio di qualsiasi altro. [...] A metà degli anni Cinquanta si era presentato nella sua galleria un pittore italiano, che lui non aveva mai amato, che tentava di organizzare una mostra alla Tartaruga. Ma Plinio si era rifiutato di esporlo anche quando il giovanotto aveva promesso di portare con lui il leader maximo di tutte le avanguardie mondiali la cui fama era cresciuta in maniera proporzionale alla diminuzione dei suoi lavori. Stiamo parlando di Marcel Duchamp, grande dandy di rara intelligenza che in quegli anni giocava a scacchi come unica attività. Risiedeva a New York e si rifiutava di andare ovunque. Una settimana dopo l’artista rifiutato, che aveva una notevole faccia di bronzo, si era presentato in galleria seguito da quello che sembrava un nobiluomo francese che avesse giocato e perso tutte le fortune della famiglia a poker. Quando Plinio si rese conto che davanti a lui stava una leggenda, come dicono i giornalisti sportivi, fu costretto a far caricare la macchina fotografica dal suo assistente perché gli tremavano le mani. In quel mentre, per continuare a usare una prosa feuilleton, stava passando davanti alla galleria la coppia più curiosa e inverosimile che si potesse immaginare: Ennio Flaiano a braccetto con Tristan Tzara l’inventore del Dada. Avevano ricevuto tutti e due un premio e gentilmente Flaiano si era offerto di portare Tzara, che non conosceva bene la città, a zonzo per il centro fino alla Tartaruga [...]» (Stefano Malatesta, ”la Repubblica” 4/7/2004).