20 luglio 2004
Tags : Antonio. Dal Masetto
DalMasetto Antonio
• Nato a Intra (Verbania) il 14 febbraio 1938. Scrittore. «Un giorno il suo amico Osvaldo Soriano gli disse: ”Antonio, non avrai mai successo con i libri. E sai perché? Fai sempre fare una brutta fine ai gatti: nei tuoi romanzi li maltrattano, li uccidono, li schiacciano. Così non va bene. I felini sono piccole divinità, hanno dei poteri. Trattali bene, vedrai che le cose cambieranno”.E così Antonio Dal Masetto, nato a Verbania nel 1938, emigrato in Argentina nel ’ 50, autore di una decina di libri scritti in spagnolo, si ritrovò per le strade di Buenos Aires ad accarezzare qualunque randagio incontrasse, convinto da Soriano, gattofilo estremo, che in questo modo potesse farsi un nome rispettabile nella comunità internazionale dei gatti e togliere l’anatema che gravava sui suoi libri. [...] ”Salto, il paese nella pampa argentina dove approdammo quando, con la mia famiglia, arrivammo dall’Italia e dove tuttora vivono mia madre e mia sorella” [...] A Salto, Dal Masetto arrivò che aveva dodici anni. ”Mio padre era già lì da un anno, chiamato da mio zio che gestiva una macelleria. Il giorno dopo il mio arrivo mi diedero una bicicletta e mi dissero: qui vive il cliente tale, là il tal altro, vai e consegna la carne. E così feci. Lo spagnolo lo imparai prima per strada, giocando a calcio, linguaggio universale, e poi prendendo a prestito i libri alla biblioteca popolare. In italiano, prima di partire, avevo letto Salgari”.Ma degli anni italiani, quelli trascorsi a Intra, sul lago Maggiore, non ricorda solo Sandokan e il Corsaro Nero. ”Ho delle immagini molto vive della guerra. Per me la guerra era la paura che vedevo negli occhi degli adulti. La nostra casa era un po’ fuori dal paese. Di notte scendevano i partigiani dalle colline, sparavano da dietro casa nostra, i fascisti rispondevano dal paese. I nostri muri erano pieni di buchi. Mio padre lavorava per l’azienda del gas, faceva i turni, spesso finiva quando c’era il coprifuoco. Gli altri restavano a dormire in fabbrica. Lui no. Diceva che né Mussolini né Hitler potevano togliergli il diritto di dormire nel suo letto”.Degli anni a Intra ricorda anche gli album da disegno, quelli con la copertina dove un giovane Giotto schizza su una roccia le sue pecore, mentre Cimabue lo guarda: ”Andavo a scuola dalle suore rosminiane: mi avevano convinto che avevo talento, mi chiamavano Giottino. In realtà penso che fossero suggestionate dal fatto che nel pomeriggio io portavo a pascolare le nostre quattro pecore e disegnavo”. Suggestione o no, Dal Masetto continua a coltivare la passione inculcatagli dalle suore, tanto che a 17 anni lascia Salto per andare a cercare fortuna a Buenos Aires. ”Mi sono accorto subito che la pittura costa. Costano le tele, i colori e soprattutto gli spazi. Allora mi sono buttato sulla scrittura, molto più economica. Ho fatto molti lavori (imbianchino, gelataio, venditore ambulante di casalinghi), poi, quando ho realizzato che non avrei mai fatto i soldi con nessun lavoro, ho pensato ’tanto vale che muoia di fame scrivendo’ ”.Così sono venute le collaborazioni con i giornali, i libri, compresi quelli ’italiani’, dedicati al tema dell’emigrazione, con la madre che presta la sua vita alla protagonista, e che da noi non sono ancora stati tradotti."» (Cristina Taglietti, ”Corriere della Sera” 14/7/2004).