20 luglio 2004
Tags : Christian. Cantwell
Cantwell Christian
• Nato a Jefferson (Stati Uniti) il 30 settembre 1980. Lanciatore del peso. Campione del mondo indoor nel 2004. «Un omone simpatico. Una montagna di muscoli. Un contadino del Missouri alto 1.98 per 141 kg o giù di lì. Nella vita ha deciso di diventare il migliore al mondo nel lanciare lontano una palla di ferro di quasi 8 chili, dopo una piroetta in un cerchio di cemento che riesce a contenerlo appena. [...] l’ultimo di otto figli di un camionista e una casalinga. Vive a Eldon, centro rurale di 4000 anime. Mamma Cantwell ricorda che la sua gestazione è stata difficile: "Mi ha fatto soffrire per nove mesi. Ma è riuscito bene, no?". Tutti gli altri figli erano di taglia più piccola. Lo ha chiamato Christian perché le piacciono i nomi che iniziano per C e non si è curata del fatto che avesse già un figlio battezzato Chris. Per evitare confusione usava un diminutivo strano: Baby Huey. Ma lui la prese male quando a scuola gli insegnanti lo chiamavano Chris. Era difficile dargli torto, perché anche a 14 anni era già un armadio. Anzi, nei dintorni di Eldon si favoleggiava di questo gigante. I sussurri che lo riguardavano arrivarono fino al lago di Ozarks e alle orecchie di Brett Halter, il responsabile tecnico dell’Università del Missouri, che decise di andare a visionarlo. Fu stupito dalla sua forza bruta. Ma aveva un problema: i soldi delle borse di studio erano già stati quasi tutti assegnati. Gli disse che poteva offrirgli solo 1700 dollari. Christian tornò a casa e ne parlò con i genitori. Aveva anche qualche offerta per il football, ma sarebbe stato costretto a lasciare il Missouri. La madre tagliò corto: "Prendi questa borsa di studio magra e un giorno sarai felice". Non lo disse perché era un’appassionata di atletica, ma solo perché non voleva che il suo "bambino" si facesse male col football. Al college ha seguito corsi di gestione di hotel e ristoranti. Si è creato un avvenire e ha continuato a spedire lontano quella palla di ferro. [...] partecipò a Sacramento ai Trials per i Giochi del 2000. Finì ultimo, un disastro. "Ero troppo emozionato – spiega – avevo paura della mia ombra. Gli altri erano giganti, io mi sentivo striminzito...". Aveva solo 19 anni. La lezione gli è servita e ora è il numero uno. [...] ha rischiato il ritiro, per l’infiammazione dei tendini dell’indice e dell’anulare della mano destra, le dita che fanno da catapulta nella fase più delicata del lancio. Nessuna cura faceva effetto. "Ma un giorno mia madre arrivò a casa con un prete, uno di quei predicatori. Costui mi sfregò la mano con un panno inzuppato in una pozione. Non so cosa fosse, ma poco dopo il dolore passò. Miracolo? Forse" [...] A Eldon vorrebbero intitolargli una strada o mettere almeno un’insegna che indichi la sua casa: "Esagerano. Ho chiesto loro di aspettare"» (Gianni Merlo, "La Gazzetta dello Sport" 10/7/2004).