L’Indipendente 11/7/2004, 11 luglio 2004
Nell’antico Egitto, soprattutto all’epoca delle prime dinastie, i proprietari di tombe erano per lo più funzionari
Nell’antico Egitto, soprattutto all’epoca delle prime dinastie, i proprietari di tombe erano per lo più funzionari. Solo chi possedeva una tomba poteva diventare un taumaturgo, dal momento che servivano immagini del defunto, elenchi dettagliati dei suoi titoli e notizie biografiche. Secondo la credenza, grazie alle immagini (dotate di occhi) il defunto era in grado di vedere il proprio sepolcro e di leggere le iscrizioni che rivestivano le pareti, così da ricordare chi era stato in vita e quale grado aveva ricoperto. Il possessore di una tomba del genere diventava un ikh (luminoso), un veggente, un saggio, un essere capace di entrare in contatto con gli uomini, generalmente per iscritto (la forma consueta per un funzionario). Tra questi esseri luminosi ce ne furono di particolarmente attivi, taumaturghi circondati da una venerazione popolare, come Imhotep. Nel pantheon egizio formavano la classe degli ”dei viventi”, cioè attivi, efficienti, dispensatori di grazie e miracoli. Il culto di Amenofi Paapi (XVIII dinastia) si diffuse in tutto il Paese, nonostante questo funzionario si fosse suicidato.