L’Indipendente 11/7/2004, 11 luglio 2004
il fiume della vita L’inondazione del grande fiume (anonimi e solerti amministratori, i primi matematici della storia, avevano provveduto a misurarlo: 106 miglia fluviali da nord a sud), che ogni anno irrigava e fertilizzava la terra, era l’elemento fondamentale dell’agricoltura e dunque dell’Egitto
il fiume della vita L’inondazione del grande fiume (anonimi e solerti amministratori, i primi matematici della storia, avevano provveduto a misurarlo: 106 miglia fluviali da nord a sud), che ogni anno irrigava e fertilizzava la terra, era l’elemento fondamentale dell’agricoltura e dunque dell’Egitto. Quando le acque erano scarse (’Nilo basso”) o troppo abbandonati (’Nilo alto”), erano guai: se il livello del fiume non si alzava abbastanza per irrigare tutta la terra coltivabile, veniva arata una superficie troppo scarsa per il raccolto della stagione successiva e questo era il preludio a tempi di carestia; se l’inondazione era troppo copiosa, distruggeva le dighe e i canali di irrigazione causando spesso pesanti perdite di vite umane, di messi e di bestiame. Anche nel caso di un livello delle acque ottimale (’Nilo grande”), i contadini avevano il loro bel da fare: «Canali, dighe e rigagnoli ostruiti dal fango, danneggiati o asportati dal flutto, dovevano essere riparati o ricostruiti, poiché erano essenziali per il buon funzionamento del sistema di irrigazione mediante bacini. Per rimettere in efficienza l’apparato, il contadino doveva lavorare duramente e in fretta; l’operazione doveva essere condotta a termine nel minor tempo possibile, prima che la terra si seccasse: l’opera della zappa e dell’aratro, che con la successiva semina concludevano la prima parte del ciclo agricolo, era assai più facile quando la superficie del suolo era ancora fangosa, soffice e umida, e certo non rimaneva a lungo così, sotto il caldo sole egiziano» (Caminos).