L’Indipendente 18/07/2004, 18 luglio 2004
un classico che non passa di moda La decapitazione o, come spiegano i dizionari, «l’uccisione mediante il taglio della testa, specificamente in casi di condanna», è un modo di dare la morte antico ma tornato di attualità quando il ricercato numero due di Al Quaeda, al-Zarkawi, terrorista sul cui capo pendono venticinque milioni di dollari di taglia, l’ha messo recentemente in pratica in Irak su un cittadino americano di nome Nicholas Berg
un classico che non passa di moda La decapitazione o, come spiegano i dizionari, «l’uccisione mediante il taglio della testa, specificamente in casi di condanna», è un modo di dare la morte antico ma tornato di attualità quando il ricercato numero due di Al Quaeda, al-Zarkawi, terrorista sul cui capo pendono venticinque milioni di dollari di taglia, l’ha messo recentemente in pratica in Irak su un cittadino americano di nome Nicholas Berg. C’è chi sostiene che il video della decapitazione di Berg, diffuso l’11 maggio da un sito Internet vicino ai terroristi, al-ansar.biz, è una messa in scena, che Berg era già morto al momento in cui al-Zarkawi lo ha decapitato. John Simpson, direttore del Dipartimento di Chirurgia al Royal Australasian College of Surgeons, Nuova Zelanda, spiega che se Berg fosse stato vivo «le persone nelle immediate vicinanze si sarebbero ricoperte di sangue nel giro di pochi secondi», perché la recisione delle arterie del collo provoca zampilli ingenti, mentre nel filmato al-Zarkawi e gli altri terroristi non sembrano imbrattati. Se questi sospetti sono fondati, la valenza simbolica della decapitazione non perde valore, anzi acquista una rilevanza ancora maggiore. Infatti se Berg è stato fatto fuori con il classico colpo di pistola e poi al- Zarkawi si è preso la briga di decapitarlo da morto per diffondere il video in tutto il mondo significa che a questa modalità di uccisione, aldilà del fattore ”trofeo”, attribuisce un significato particolare, che vuole fare le cose alla maniera islamica tradizionale rispettando la shar’ia, la legge coranica. Su settantotto paesi che ancora oggi mantengono in vigore la pena di morte, tredici si trovano in Medio Oriente e quattro di questi ultimi, vale a dire Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar e Yemen, tutti musulmani, eseguono la pena di morte applicando la shar’ia, con la decapitazione per mezzo di una spada (o con la lapidazione, modalità ancora più atavica, nei casi di adulterio). I primi a utilizzare la decapitazione in modo sistematico sono stati gli egizi, ben prima di convertirsi all’Islam. Nel periodo del Faraoni, che va dal IV millennio al IV secolo a. C., coloro che infrangevano il Maat, la Regola Universale, commettendo crimini come omicidio, furto, sacrilegio, spionaggio e alcuni tipi di infrazioni fiscali, venivano messi a morte tramite decapitazione (ma anche annegamento nel Nilo all’interno di un sacco chiuso e altri modi ancora). Dell’età romana abbiamo già detto.